Il governo Conte ha impugnato la legge di stabilità della Regione Sicilia che tenta di ampliare la platea delle persone autorizzate agli interventi di controllo faunistico.
Non inganni il silenzio che la Pasqua ci ha fatto calare sopra: nell’ultimo consiglio dei ministri il governo ha impugnato l’ennesima legge regionale che interviene sul controllo faunistico. Stavolta davanti alla Corte costituzionale dovrà comparire la Sicilia. Il governo Conte contesta infatti la legge regionale di stabilità (1/2019) che tenta di coinvolgere nel controllo faunistico più categorie di quelle previste dalla normativa nazionale.
Il comunicato del governo non specifica l’articolo contestato e i motivi dell’impugnativa, ma si intuisce bene che cosa ci sia dietro. La situazione si sta infatti ripetendo a cadenza regolare. Dunque: deliberando sul controllo, la Regione Sicilia ha esteso il riferimento della norma in vigore anche alla legge 394/91, quella sulle aree protette. Che, a differenza della legge quadro sulla caccia, chiama in causa anche altre “persone autorizzate agli abbattimenti, scelte con preferenza tra i cacciatori”.
Più che sulla sentenza, che a legge vigente è segnata, stavolta conterà il tempo. Arriverà prima la Corte costituzionale o il ddl Bruzzone che interviene alla radice modificando l’ormai noto articolo 19 della legge 157/92?