È stato pubblicato il piano di controllo della volpe approvato dalla giunta Bonaccini.
È diffusa sul 92,2% della superficie regionale, anche se con densità più basse in pianura rispetto alla collina e alla montagna: ecco perché in Emilia Romagna il controllo della volpe non è eludibile. La giunta Bonaccini ha approvato, e diffuso, il piano quinquennale di controllo del selvatico, che a livello regionale si abbatte soprattutto (62%) all’aspetto. Tre gli obiettivi dichiarati: tutelare la piccola selvaggina stanziale, salvaguardare gli allevamenti, monitorare lo stato di salute della volpe. Non vengono meno i metodi ecologici, a partire dalla riduzione delle fonti trofiche; peraltro, negli istituti di gestione coinvolti nel piano sono vietate le operazioni di ripopolamento di piccola selvaggina stanziale.
Ma si dice sì agli abbattimenti, eseguibili dai carabinieri forestali, dagli agenti di polizia locale e “da operatori selezionati e abilitati attraverso appositi corsi di preparazione alla gestione faunistica”. Il prelievo sarà autorizzato per tutto l’anno tranne che da metà febbraio a fine giugno. La Regione privilegia il tiro all’aspetto, anche con la carabina purché di calibro adeguato al selvatico. Ok anche al controllo notturno e, se la polizia provinciale acconsente, al tiro con l’ausilio di fonte luminosa da automezzo. Più stringenti i criteri per l’intervento alla tana. Potranno svolgerlo dal 1° gennaio al luglio dai 6 ai 15 operatori, con massimo due cani. In questo caso niente fucile a canna rigata: solo liscio.
Nel piano di controllo della volpe della Regione Emilia Romagna, il limite massimo annuo di prelievo è fissato a 6.150 selvatici.