Il Consiglio di Stato si è espresso sul ricorso delle associazioni ambientaliste che contestavano il coinvolgimento dei cacciatori nel controllo del cinghiale in Veneto.
Le operazioni di controllo del cinghiale in Veneto potranno continuare a coinvolgere i cacciatori. Almeno per il momento. Il Consiglio di Stato ha infatti deciso che non può discutere nel merito il ricorso di Lav, Enpa, Lac, Wwf e Lipu: la legge regionale contro cui si appellano è stata superata da un nuovo provvedimento. E poco importa che il passaggio contestato rimanga in vigore. Il Consiglio di Stato non può esprimersi su un atto già annullato in via amministrativa. E, anche se potesse e lo decapitasse, lascerebbe comunque intatto quello che lo ha sostituito. Non conta, scrive il collegio presieduto dall’ex ministro degli Esteri Franco Frattini, che il nuovo piano abbia riprodotto fedelmente la disposizione contestata. Il provvedimento impugnato “non esiste più nel mondo giuridico”.
Fin qui la lettera della sentenza. Pur non potendosi esprimere nel merito della questione, il Consiglio di Stato fa però capire che la Regione Veneto può, “nella sua responsabile autonomia”, valutare la compatibilità della propria legge con i principi costituzionali. All’articolo 19, la legge quadro sulla caccia fissa infatti l’elenco tassativo delle persone da coinvolgere nel controllo faunistico. Ma la Regione ha già fatto capire come intenda muoversi. In una lettera diffusa da Arcicaccia, assicura “ogni utile sforzo per garantire un’efficace realizzazione dei piani di controllo della fauna”.