Contare i fagiani a fini gestionali non è assolutamente facile, senz’altro più complicato, per quanto paradossale possa sembrare, che contarli per scopi scientifici.
Per contare i fagiani ricercatori impiegano in genere alcune tecniche ormai ampiamente collaudate: ad esempio i transetti, il conteggio dei maschi al canto, le battute per aree campione. Tutti questi metodi, molto validi per calcolare degli indici relativi di presenza della specie, vanno assai bene per specifiche ricerche scientifiche, ma risultano poco idonei per valutare l’esatta consistenza della popolazione che si intende gestire. Ad esempio per calcolare una quota di cattura proporzionata alla consistenza.
Metodi di censimento
La tecnica del transetto, sia che esso sia condotto a piedi, a bordo di un’auto o con l’ausilio di cani da ferma, presenta infatti alcuni inconvenienti. Percorrendo a piedi un determinato tragitto, sia pure fedelmente rappresentativo della realtà che si intende indagare, si presenta il problema dell’elusività dei fagiani selvatici, cioè la loro capacità di nascondersi rapidamente nella vegetazione più folta assai prima di poter essere avvistati. Poi, un conto è prendere nota dei fagiani osservati, per ricavarne magari un indice chilometrico di abbondanza utile per confrontare tra loro anni, stagioni o situazioni diverse, altro conto è risalire dai fagiani contati lungo un dato percorso all’effettiva consistenza della popolazione.
Realizzare un percorso a bordo di auto, meglio se fuoristrada, presenta il vantaggio di poter contare, con l’ausilio di un buon binocolo, i fagiani da distanze tali da non allarmarli. Tuttavia, fermare il mezzo per poter osservare i fagiani con sufficiente tranquillità, a meno di non rimanere a una distanza notevole, il più delle volte ha un effetto comunque inquietante, capace di indurre i medesimi fagiani a nascondersi. A parte questa tara, rimane comunque il problema, anche con questo accorgimento, di potere valutare con sufficiente attendibilità le reali dimensioni della popolazione.
Contare i maschi al canto
Il conteggio dei maschi al canto, quelli che i francesi chiamano i coq chanteur, viene largamente praticato all’inizio della stagione riproduttiva per valutare la consistenza del parco riproduttori. A parte la difficoltà, talvolta, ad individuare con sufficiente precisione la posizione del fagiano che ha emesso il canto, quindi la difficoltà a stabilire, udendo il canto una seconda volta, se si tratta dello stesso maschio oppure di un maschio diverso, c’è da dire che non tutti i maschi cantano.
Nella popolazione di fagiani selvatici che seguo dal 2011, sul totale dei 210 maschi contati in primavera, solo 67, pari al 32%, sono stati colti nell’atto di emettere un canto. Inoltre, di questi 67 cantanti, ben 41, pari al 61%, non apparivano essere accompagnati a femmine, mentre ciascuno dei restanti 26 maschi è risultato accompagnato da almeno una femmina.
Un aneddoto assai spassoso
A questo proposito, merita di essere riportato un aneddoto assai spassoso. Mentre osservo con il binocolo un maschio che canta a squarcia gola, scorgo a poche decine di metri di distanza da questo due maschi, assolutamente silenziosi, a loro volta a pochi metri l’uno dall’altro, ciascuno dei quali, zitto zitto, è seguito da femmine. Uno è seguito da addirittura cinque fagiane (il record della dimensione dell’harem nella primavera 2021), mentre il secondo ne ha dietro due.
In parole povere, i maschi cantanti, almeno nella popolazione da me seguita, appaiono essere prevalentemente maschi sprovvisti di femmine, degli sfigati, verrebbe da dire, che cercano con i loro canti di porre rimedio alla propria triste condizione, mentre i maschi che hanno già raggiunto il loro scopo sembrano essere meno chiassosi. Inoltre, alcune volte ho notato maschi accompagnati a femmine cantare solo nel momento in cui si è avvicinato un maschio solitario.
Le battute condotte su aree campione, con o senza l’ausilio di cani, presentano innanzitutto delle difficoltà nel reperire un numero sufficiente di partecipanti capaci di muoversi sul terreno in modo disciplinato e coordinato. Non solo, ma durante la battuta i fagiani che si alzano e vanno a riporsi più avanti, ma rimanendo all’interno dell’area ancora da battere, rappresentano un problema di ardua soluzione.
Infatti, nel prosieguo della battuta i fagiani che vengono alzati devono essere ritenuti come già avvistati o da contare, tenuto conto che non di rado i fagiani che si sono posati tendono a rimanere caparbiamente nascosti. E comunque, anche in questo caso, risalire dai dati ricavati dalle battute all’effettiva consistenza della popolazione non è semplice.
La soluzione: osservare i fagiani da punti di vantaggio
Allora, come fare? Sulla base della mia personale esperienza, ritengo che per gli scopi gestionali sia più indicata la tecnica delle osservazioni condotte da punti di vantaggio. Questo metodo impone una scelta oculata dei punti di osservazione, in modo tale da poter vedere agevolmente i fagiani senza correre il minimo rischio di allarmarli.
I fagiani avvistati devono essere trascritti su di una semplice scheda, avendo cura di segnare con assoluta precisione la postazione da cui è stato effettuato l’avvistamento e il sito in cui i fagiani sono stati avvistati. In campagna non è come in città, tuttavia ogni posto ha un suo preciso nome e, nel caso in cui non lo abbia, è comunque facile darglielo. In questa maniera, ogni fagiano avvistato avrà il suo indirizzo preciso.
Inoltre, dal momento che una sola seduta di osservazione non è assolutamente sufficiente per stabilire con apprezzabile sicurezza quanti fagiani, maschi, femmine o giovani che siano, sono presenti in un dato sito, occorre ripetere le osservazioni in giorni e orari diversi, avendo cura ogni volta di prendere nota di ciò che è stato avvistato.
Allorché si ritenga il numero delle osservazioni condotte sufficiente, si procede al confronto critico dei dati raccolti. Certamente i fagiani non hanno il numero di targa come le auto, né hanno caratteristiche fisiche che possano consentirne un riconoscimento individuale, al massimo si possono distinguere maschi, femmine e giovani, e quindi occorre procedere per esclusione.
Un esempio pratico
Facciamo un esempio. Se in un dato posto sono stati visti una volta quattro maschi e sei femmine e un’altra volta sei maschi e quattro femmine non possiamo certamente ritenere che vi siano 20 fagiani, dieci maschi e dieci femmine. Dovremo valutare invece, prudentemente, una presenza di 12 fagiani, sei e maschi e sei femmine, cioè il numero massimo di soggetti appartenenti ai due sessi visto in ciascuna occasione.
In tal modo possiamo fare, forse, un errore di sottostima ma, certamente, non di sovrastima; un errore che per la gestione faunistica – essendo impossibile, quando si ha a che fare con i conteggi degli animali, raggiungere una certezza matematica – è in via di principio accettabile o comunque meno pericoloso di una sovrastima.
Nel complesso questo metodo consente di monitorare qualsiasi popolazione di fagiano riuscendo a offrirne una valutazione della consistenza, e anche del successo riproduttivo, molto dettagliata e attendibile, comunque valida per realizzarne una gestione conservativa.
Contarli più volte l’anno
Ovviamente occorre effettuare osservazioni in ogni significativo periodo dell’anno. Si incomincia a fine stagione venatoria, prima dell’inizio della stagione riproduttiva, dal 1° di febbraio fino all’incirca al 15 aprile, per valutare la consistenza del parco riproduttori e il rapporto tra maschi e femmine. Ad esempio, i censimenti della popolazione di fagiani selvatici che seguo dal 2011 hanno documentato, al di là delle normali oscillazioni annuali, un andamento positivo, il raggiungimento di ottime densità pre-riproduttive e il mantenimento di un rapporto tra femmine e maschi a favore delle prime; cosa peraltro del tutto normale trattandosi di una popolazione naturale.
Durante la primavera, dal 15 aprile al 15 maggio, le osservazioni possono essere utili per verificare quanti maschi sono riusciti a dotarsi di un harem di femmine e quanti no; la consistenza media degli harem femminili e la loro composizione. Ovviamente, in questo periodo dell’anno occorre tenere presente che diminuisce la possibilità di avvistamento delle femmine, essendo una parte di esse già in cova e di conseguenza per un maschio che appare senza femmine è impossibile stabilire con sicurezza se sia realmente solo oppure se abbia la propria compagna, o compagne, già sulle uova.
Ciò premesso, nel caso della popolazione da me seguita, nella primavera 2021, dei 96 maschi avvistati con femmine, 60 maschi, pari al 62,5%, sono risultati accompagnati da una sola femmina; 20 maschi, pari al 20,8%, erano in compagnia di due femmine; 7 maschi, pari al 7,3%, avevano tre femmine e, infine, due maschi avevano, rispettivamente, uno quattro e l’altro cinque femmine. Di conseguenza la dimensione media dell’harem è risultata essere di 1,4 femmine per maschio.
Quando arriva l’estate
A partire dalla tarda primavera e in estate, quindi dal 1° giugno al 30 settembre, si può effettuare il censimento delle covate, che tra tutti i conteggi è senza dubbio quello più complicato. Infatti, sia la grande elusività dei pulcini prima e dei fagianotti poi, nonché l’altezza della vegetazione, rendono tutto molto difficile.
Tuttavia, avvalendosi delle postazioni di osservazione precedentemente utilizzate e quindi potendo osservare i fagianotti da opportuna distanza, concentrandosi sulle stoppie e sui prati falciati di recente, si possono realizzare dei buoni avvistamenti. In ogni caso, laddove l’altezza della vegetazione non consente una buona osservazione, si può utilmente ricorrere all’impiego dei cani da ferma a partire dalla data di inizio del periodo durante il quale ne è consentito l’addestramento fino alla vigilia dell’apertura generale della caccia.
Con l’impiego di queste due tecniche è possibile censire il numero delle covate, valutare la consistenza di ciascuna di esse e quindi il successo riproduttivo della popolazione nel suo complesso.
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