Ispra ha diffuso i dati sul consumo di suolo e la cementificazione in Italia: persi altri 57 milioni di metri quadrati.
Nel 2019 sono stati impermeabilizzati 57 chilometri quadrati, circa 2 metri quadri al secondo: è, fa notare Ispra nel suo report sul consumo di suolo in Italia, come se ognuno dei 420.000 neonati portasse con sé 135 metri quadri di cemento. La quota di superfici costruite per ogni abitante sale a 355 metri quadri.
Il dato più alto del 2019 si registra in Veneto (+785 ettari, in calo però rispetto ai due anni precedenti). Alle sue spalle Lombardia (+642), Puglia (+626), Sicilia (+611) ed Emilia Romagna (+404). Con soli 3 ettari di territorio impermeabilizzato la Valle d’Aosta sfiora l’obiettivo zero consumo di suolo.
Tra le città la maglia nera se la prende Roma (+108 ettari, +500 dal 2012) cui seguono Uta (Cg, +58) e Catania (+48). Stanno sotto l’ettaro Milano, Firenze e Napoli che nei sette anni precedenti avevano impermeabilizzato rispettivamente 125, 16 e 24 ettari. Torino non riesce a mantenere il trend di decrescita registrato nel 2018, torna a costruire e perde 5 ettari.
L’analisi degli impatti
Aree a pericolosità idraulica: la Sicilia registra la crescita più alta, si trova invece in Liguria la più alta percentuale (quasi 30%) di suolo impermeabilizzato. In generale, il cemento ha sigillato rispettivamente il 10% e il 7% delle aree a media ed elevata pericolosità idraulica. Altri dati inquietanti: suolo compromesso nel 4% delle zone a rischio frana e nel 7% e 4% delle aree a pericolosità sismica alta e molto alta.
Notizie un po’ migliori arrivano dalle aree protette dove il suolo continua sì a essere consumato, ma a un ritmo più basso (61,5 ettari, circa metà dell’anno precedente: 14,7 in Lazio, 10,3 in Abruzzo). Lungo le coste, già cementificate per circa un quarto, il consumo di suolo cresce invece a velocità 2-3 volte maggiore rispetto al resto del territorio.
Ispra ha calcolato anche l’impatto sull’agricoltura. Nel periodo 2012-2019 il consumo di suolo ha fatto perdere 3.700.000 quintali di produzione agricola (nell’ordine, circa 2.500.000 di seminativi, 710.000 di foraggere, 266.000 di frutteti, 200.000 di vigneti e 90.000 di oliveti), per almeno 7 miliardi di danni (dati Ispra).
Suolo consumato per regione
Lombardia: 287.740 (12,1%)
Veneto: 217.619 (11,9%)
Emilia Romagna: 199.869 (8,9%)
Piemonte: 170.755 (6,7%)
Sicilia: 167.123 (6,5%)
Puglia: 157.159 (+8,1%)
Toscana: 141.442 (6,2%)
Campania: 140.033 (+10,3%)
Lazio: 138.930 (8,1%)
Sardegna: 79.116 (3,3%)
Calabria: 75.965 (5%)
Marche: 64.669 (6,9%)
Friuli Venezia Giulia: 63.191 (8%)
Abruzzo: 53.533 (5%)
Umbria: 44.352 (5,2%)
Trentino Alto Adige: 43.354 (+3,2%)
Liguria: 39.215 (7,2%)
Basilicata: 31.501 (3,2%)
Molise: 17.215 (+3,9%)
Valle d’Aosta: 7.005 (2,1%)
(i dati sono espressi in ettari)
Suolo consumato per regione: incremento 2018-2019
Veneto: 785
Lombardia: 642
Puglia: 626
Sicilia: 611
Emilia Romagna: 404
Lazio: 288
Toscana: 230
Piemonte: 222
Campania: 219
Abruzzo: 210
Marche: 201
Sardegna: 165
Friuli Venezia Giulia: 125
Calabria: 118
Trentino Alto Adige: 97
Basilicata: 90
Umbria: 68
Liguria: 52
Molise: 30
Valle d’Aosta: 3
(i dati sono espressi in ettari)
Suolo consumato per provincia: incremento 2018-2019
Verona: 252,6
Brescia: 183,9
Roma: 183,4
Treviso: 181,8
Bari: 156,3
(i dati sono espressi in ettari)
Suolo consumato per comune: incremento 2018-2019
Roma: 108
Uta (Cg): 58
Catania: 48
Civita Castellana (Vt): 44
Assemini (Cg): 34
(i dati sono espressi in ettari)
Per capire meglio
L’Ispra definisce il consumo di suolo come la variazione da una copertura non artificiale a una copertura artificiale. Il processo è prevalentemente dovuto “alla costruzione di nuovi edifici e infrastrutture, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, all’infrastrutturazione del territorio”.
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