Niente sospensione del calendario venatorio della Sicilia.
Definendo un nuovo calendario venatorio dopo aver condotto la relativa istruttoria, l’assessorato all’Agricoltura della Regione Sicilia ha evaso l’obbligo che doveva adempiere «anche se il decreto sostanzialmente riproduce quello contestato dalle associazioni ambientaliste».
È con questa motivazione che il Consiglio di giustizia amministrativa, sezione distaccata del Consiglio di Stato (ordinanza 16/2024), ha respinto il ricorso di Wwf, Legambiente, Lipu, Enpa, Lndc e Lac che sostenevano che, consentendo il riavvio della stagione dopo aver espresso «un giudizio di compatibilità con la situazione ecoclimatica senza svolgere un’istruttoria compiuta e approfondita», la giunta regionale non avesse fatto quanto previsto dall’ordinanza di metà novembre; chiedevano perciò una nuova sospensione cautelare del calendario, per l’assessorato l’obbligo di riesaminarlo svolgendo una nuova istruttoria «compiuta e approfondita, previa acquisizione di dati aggiornati», ed eventualmente la nomina d’un commissario ad acta.
Il Consiglio di giustizia amministrativa ha però risposto che non è la sede giusta per esaminare se la motivazione a supporto del calendario sia adeguata; per farlo è necessario una nuova impugnazione davanti al Tar; lì le associazioni di protezione animale e ambientale potranno «contestare la legittimità della condotta dell’assessorato e l’adeguatezza dell’istruttoria in relazione alla tutela dell’ecosistema».
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