Libera Caccia, Enalcaccia, Italcaccia e Arcicaccia chiedono alla Regione Toscana di stoppare la procedura di consegna degli anelli per richiami vivi, o quantomeno di rivedere la formula.
Visto che comporta «un lavoro enorme» e «un aggravio di burocrazia» di cui «non si riesce a capire l’utilità» (si affiancano a quelli metallici apposti dall’allevatore, non li rimpiazzano), per la cabina di regia delle associazioni venatorie locali sarebbe bene che la Regione Toscana ci ripensasse e decidesse di stoppare l’operazione di consegna dei nuovi anelli per richiami vivi, affidata ai centri di assistenza venatoria.
Se ormai non fosse possibile, Libera Caccia, Enalcaccia, Italcaccia e Arcicaccia (in Toscana, è noto, dell’organismo non fanno parte né la Federcaccia né l’Anuu migratoristi) chiedono di modificare il regolamento in modo tale da estendere a più di dieci anni (è questo il termine attuale: decorre dalla nascita per gli allevatori, dalla data di compilazione della ricevuta per gli altri) la validità degli anelli, e autorizzare la consegna sia a chi ha smarrito la ricevuta o l’ha conservata male, sia a chi ha legittimamente acquistato gli uccelli dai rivenditori anziché dagli allevatori.
Non sono le uniche considerazioni: le associazioni venatorie chiedono infatti anche che il numero progressivo della ricevuta, obbligatorio in Toscana ma non in altre regioni in cui i cacciatori acquistano i richiami, non sia più un dato fondamentale per richiedere il nuovo anello, e che gli operatori dei centri d’assistenza venatoria siano il più possibile tutelati da possibili conseguenze legali.
Anche in assenza di modifiche comunque i Cav di Libera Caccia, Enalcaccia, Italcaccia e Arcicaccia assisteranno i cacciatori nel disbrigo delle pratiche; alla Regione arriva esplicita un’ultima richiesta, ossia di assicurare che anche gli altri lo facciano «senza alcuna richiesta economica» ai cacciatori.
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