Il Tar della Campania si è espresso sul ricorso del Sindacato venatorio italiano che chiedeva di riperimetrare le aree protette e il territorio venabile.
La Regione Campania deve ridefinire i confini delle aree protette e del territorio venabile. Il Tar ha accolto il ricorso del Sindacato venatorio italiano e ha concesso 60 giorni all’amministrazione perché metta in esecuzione l’articolo 9, comma 1 bis, della legge regionale 26/2012. Il territorio deve quindi essere nuovamente perimetrato, nel rispetto delle proporzioni previste dai regolamenti in vigore. Ossia una quota compresa tra il 20 e il 30% alle aree protette, al massimo il 10% a strutture per la gestione privata della caccia; il resto, quindi tra il 60 e il 70% del territorio, deve essere destinato alla caccia programmata.
La parte di territorio “dedicata all’attività venatoria non assicura a tutti i cacciatori il diritto di cacciare nell’Atc di residenza”. Era questo il cuore del ricorso del Sindacato venatorio italiano. Perché se a Benevento e Avellino l’estensione è proporzionata, a Caserta, Napoli e Salerno la quota di territorio non è adeguata all’indice di densità venatoria.
A margine, il Tar della Campania ha riconosciuto il Sindacato venatorio italiano come organismo legittimato a presentare ricorsi. A differenza di quanto sostenuto dal Wwf, non importa che non figuri tra le associazioni venatorie riconosciute dalla legge quadro sulla caccia.