Gabriele Sperandio, dirigente dell’Arcicaccia, ha incontrato Vincenzo Caputo, commissario straordinario alla peste suina africana.
I cacciatori hanno le qualità necessarie «per essere formati specificamente per il ruolo di bioregolatori», e il loro intervento nelle operazioni di contenimento numerico può portare «una nuova modalità d’approccio nella salvaguardia della biodiversità»: s’è espresso così Vincenzo Caputo, commissario straordinario alla peste suina africana, nel corso dell’incontro con Gabriele Sperandio, presidente dell’Arcicaccia Marche e responsabile del comitato scientifico nazionale.
Dal confronto è dunque emersa l’importanza strategica del mondo venatorio, cui si richiedono però crescenti competenze tecnico-scientifiche; bisogna peraltro ricordare che, dietro indicazione della struttura commissariale, le Regioni hanno demandato ai cacciatori circa i tre quarti degli abbattimenti necessari per ridurre la presenza del cinghiale (è la cosiddetta operazione di depopolamento) nel territorio nazionale.
L’Arcicaccia fa inoltre sapere d’aver appreso che è in corso una valutazione accurata della possibilità di finanziare appositamente gli Atc perché con i bioregolatori intervengano nelle aree in cui, per ragioni di biosicurezza (è il caso dei distretti suinicoli), non è prevista la presenza del cinghiale.
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