Quattro (quasi identici) emendamenti alla legge di bilancio tentano di regolamentare la commercializzazione della carne di selvaggina.
Sulla commercializzazione della carne di selvaggina non c’è da aver paura. Almeno per il momento. Gli emendamenti all’articolo 60 della legge di bilancio convergono infatti su un triplo principio: 1) sì alla commercializzazione della carne di ungulati 2) a patto che si passi da un centro di lavorazione riconosciuto 3) e che si garantisca la tracciabilità della filiera. Lo prevedono emendamenti bipartisan. Hanno presentato proposte simili, per non dire identiche, i senatori La Pietra, Calandrini e De Bertoldi di Fratelli d’Italia, Taricco, Biti, Manca e Ferrari del Partito democratico, Vallardi, Bruzzone, Centinaio, Bergesio, Tosato, Faggi, Zuliani, Ferrero e Rivolta della Lega, Comincini, Conzatti e Magorno di Italia Viva.
Uno solo l’aspetto divergente: come devono essere utilizzati i proventi derivanti da attività di controllo faunistico? Secondo Pd, Lega e renziani devono compensare “i costi della partecipazione degli operatori”, per Fratelli d’Italia servono invece a indennizzare i danni da ungulati. Sugli emendamenti dovrà esprimersi la commissione, poi l’aula nel doppio passaggio Senato-Camera.
La commercializzazione della carne di selvaggina, la sua filiera e il differente approccio che può portare nel mondo della caccia saranno il cuore dell’articolo di Samuele Tofani con cui si aprirà il primo storico numero di Caccia Magazine, in edicola dal 20 dicembre.