Dopo la nomina dei rappresentanti delle Regioni si discute di ruolo e composizione del Comitato faunistico-venatorio nazionale.
A un mese dalla pubblicazione del decreto ministeriale che ne ha ufficializzato la nascita (anche se sarebbe più corretto dire la rinascita, perché scaduto il 18 giugno 2014 non fu ulteriormente rinnovato), il Comitato faunistico-venatorio nazionale ha mosso il primo passo ufficiale con la nomina dei tre rappresentanti delle Regioni. Nel dettaglio si tratta dei tecnici Giovanni Carlo Lattanzi, Andrea Massari e Marco Ferretti. Il primo dall’ottobre 2021 ricopre l’incarico di dirigente dell’area decentrata Agricoltura Lazio Nord; il secondo nello scorso maggio è stato confermato dalla giunta regionale direttore generale Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste della Regione Lombardia; il terzo è il responsabile della gestione faunistica e dell’organizzazione dell’attività venatoria in Toscana.
Le tre nomine seguono quanto previsto dal decreto ministeriale. Vi è stato infatti specificato che, oltre ai tre tecnici indicati dalle regioni, del Comitato faunistico-venatorio nazionale ricostituito presso il ministero dell’Agricoltura (in precedenza era alle dipendenze del ministero dell’Ambiente) facciano parte anche due rappresentanti del governo; un rappresentante designato dall’Unione delle Province d’Italia; uno dall’Ispra; tre dalle associazioni venatorie nazionali riconosciute; due dalle organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale; uno dalle associazioni di protezione ambientale presenti nel Consiglio nazionale per l’ambiente; uno dall’Unione zoologica italiana; uno dall’Enci; uno dal Cic; e uno dall’Enpa.
Dall’idea iniziale del ministro ci si poteva aspettare anche un organismo un po’ più snello, ma probabilmente ha prevalso la volontà di garantire rappresentanza ai diversi attori interessati all’argomento, in un mix di personale tecnico e stakeholder per un comitato che ha (articolo 2 del decreto istitutivo) “compiti di organo tecnico consultivo per tutto quello che concerne l’applicazione della legge 157/92”.
Le polemiche
Il primo attacco si concentra sul fatto che sarebbe lo strumento nelle mani del ministro dell’Agricoltura per svilire il ruolo di Ispra. Lo dice pubblicamente Enpa, ma non solo, che parla di “disegno filo-venatorio perseguito dal ministro Lollobrigida, che mira a marginalizzare Ispra e che fa parte di un piano per smantellare la 157/92”.
Dure critiche sono arrivate da Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali). “Il ministro Lollobrigida è un cacciatore e sta potenziando il ruolo delle realtà venatorie, in controtendenza con la volontà espressa dai cittadini che sono contrari alla caccia”. (Se lo dicono loro).
Wwf Italia definisce senza mezzi termini “Lollobrigida ministro della caccia, il quale dimentica che la fauna non è una proprietà della sempre più marginale minoranza dei cacciatori”.
Il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, parla addirittura di “golpe contro gli animali e di provvedimento vergognoso che costituisce l’ennesimo regalo di questa destra ai cacciatori”.
A sorprendere c’è anche una reazione a un’interrogazione parlamentare sul peso dei pareri dell’Ispra sui calendari venatori presentata da Arturo Scotto, deputato del Partito democratico. Secondo Scotto si rischia che “tutto il potere sia spostato dagli enti di ricerca scientifica ai produttori di armi e alle associazioni venatorie”. Scotto ha aggiunto anche che vista con la composizione del nuovo comitato faunistico-venatorio nazionale “le posizioni degli animalisti e della ricerca scientifica avranno un ruolo pregiudizialmente minoritario”.
Vigileremo
Ma più che la contrarietà alle argomentazioni dell’onorevole pd sorprende il benevolo abbraccio di Arcicaccia. Con un comunicato definisce infatti l’interrogazione come meritevole d’attenzione; raccoglie infatti “preoccupazioni forti per l’aggressione del governo e delle altre associazioni venatorie riconosciute al pluralismo e alla libera rappresentanza associativa”.
Non ho la capacità di preveggenza dell’onorevole Scotto, di Arcicaccia e di altre sigle animaliste e ambientaliste; la loro posizione pregiudiziale, sempre legittima, è però assai distante dalla mia. Dunque chiudo dicendo che non ho il timore che il neo-comitato si trasformi nel braccio armato prono ai desideri dei cacciatori; piuttosto vigileremo a che non si trasformi in un inutile carrozzone all’italica maniera.
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