L’Arcicaccia contesta lo schema del decreto con cui il ministro dell’Agricoltura intende ripristinare il Comitato tecnico faunistico-venatorio: troppo pochi tre cacciatori.
Lo schema del decreto che ricostituisce il comitato tecnico faunistico-venatorio è «una palese aggressione alla libertà e al pluralismo associativo»; crea infatti un «comitato di comodo» che «per faziosità e allergia al confronto» intende «demolire Atc e comprensori alpini»; il suo obiettivo è «distruggere la gestione sociale della fauna selvatica». Trasmesso dal governo alla Conferenza Stato-Regioni perché fornisca il parere previsto dalla normativa, il testo predisposto dal ministero dell’Agricoltura ha scatenato la reazione furibonda dell’Arcicaccia che assicura una mobilitazione a tutti i livelli.
Il tema della contesa è la modifica della composizione del comitato rispetto a quello originario, abolito una decina d’anni fa. A farne parte il ministro Lollobrigida intende infatti chiamare quattro rappresentanti di nomina politica (uno a testa per ministero dell’Agricoltura e dell’Ambiente; uno per le Regioni; uno per le Province), un tecnico dell’Ispra, un delegato a testa per Unione zoologica italiana, Enci, Consiglio internazionale della caccia ed Enpa, due agricoltori, un ambientalista e tre cacciatori. Il problema è proprio sui cacciatori: la legge del 1992 prevedeva infatti la presenza di «un rappresentante per ogni associazione venatoria riconosciuta».
Quattro restano fuori
Non è chiaro se l’Arcicaccia contesti la scarsa rappresentatività dei cacciatori per il rischio che siano costantemente messi in minoranza o perché inevitabilmente qualche associazione venatoria resterà esclusa (quelle riconosciute sono sette; ed è impensabile che la Federcaccia, la più grande per numero d’associati, rimanga fuori).
Nelle stesse ore il Partito democratico ha presentato un’interrogazione al ministro; i deputati Vaccari, Forattini, Marino e Rossi vogliono infatti sapere quali criteri siano stati utilizzati per definire la nuova composizione del comitato; il governo deve inoltre dire quali eventuali iniziative intenda assumere «per fornire un’adeguata rappresentanza alle Regioni, alle organizzazioni professionali agricole, alle associazioni venatorie nazionali e alle associazioni di protezione ambientale».
Il comitato faunistico-venatorio avrà il compito di esprimere pareri su tutto ciò che riguarda l’applicazione della legge 157/92; per i suoi componenti non sono previsti compensi, rimborsi o indennità.
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