Sono divergenti i risultati ottenuti dalle due liste anticaccia, Movimento 5 Stelle e Verdi-Sinistra, alle elezioni europee.
È uno dei paradossi del sistema proporzionale, nel quale oltre che con i potenziali alleati (pescano nello stesso bacino) si compete innanzitutto con sé stessi e le proprie aspettative: non deve dunque sorprendere che delle due liste anticaccia chi alle elezioni europee è arrivato dietro, Verdi-Sinistra, possa dire d’aver vinto, e chi è arrivato davanti, il Movimento 5 Stelle, non possa dire di non aver perso.
Per il Movimento 5 Stelle il 10% (proiezione nove seggi su 76) è un risultato deludente: alle elezioni politiche del 2022 prese infatti il 15,43%, e il 17,06% alle europee di cinque anni fa.
Si capisce invece l’entusiasmo di Verdi-Sinistra (6,7%, proiezione sette seggi), lista che nell’ultimo parlamento europeo non era rappresentata: nel 2019 infatti le due sigle, separate, non raggiunsero la soglia di sbarramento; e rispetto alle politiche hanno sostanzialmente raddoppiato il risultato percentuale.
Fratelli d’Italia resta la prima forza politica italiana, seguita dal Partito democratico; crolla la rappresentanza della Lega, che in cinque anni ha perso più del 25%.
Per scoprire chi vada a Strasburgo dei quaranta che hanno firmato il manifesto della cabina di regia del mondo venatorio bisognerà attendere ancora qualche ora; la legge elettorale prevede infatti che i seggi ottenuti da ciascuna lista a livello nazionale siano ripartiti nelle cinque circoscrizioni (nord-ovest, nord-est, centro, sud, isole), e poi assegnati in base alle preferenze.
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