Con una circolare congiunta dei ministeri di Agricoltura e Ambiente il governo Meloni chiarisce quale sia la definizione di zona umida; era inevitabile, visto che le restrizioni all’uso delle munizioni in piombo stanno per entrare in vigore.
È una zona acquitrinosa «che per dimensioni, instabilità morfologica e natura sia in grado di fornire un habitat stabile e duraturo agli uccelli acquatici»: è così che la circolare del governo prossima alla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale definisce la zona umida, quella in cui da mercoledì prossimo sarà vietato sparare munizioni in piombo.
Nell’elenco finiscono i territori qualificabili come Ramsar secondo la convenzione del 1971 e quelli che ricadono sia nei Siti d’interesse comunitario e nelle Zone di protezione speciale previsti dalle direttive Uccelli e Habitat sia nelle riserve naturali e nelle oasi di protezione istituite a livello nazionale e regionale.
Restano dunque escluse «tutte le aree idriche effimere soggette a variazioni temporanee del livello dell’acqua o del contenuto di umidità, prive del carattere di stabilità e permanenza».
Il sottosegretario all’Ambiente Claudio Barbaro aveva preannunciato un approccio garantista nei controlli. Il governo ora chiarisce che per accertare le violazioni le forze di polizia dovranno tener conto di «tutte le informazioni e circostanze necessarie ad attestare l’effettivo e concreto pericolo della diffusione di piombo nell’ambiente»; chi in una zona umida sarà trovato in possesso di munizioni in piombo durante un’uscita di caccia «potrà dimostrare, se richiesto, che intendeva effettivamente sparare altrove» e che di lì stava solamente transitando.
A margine, i ministeri di Ambiente e Agricoltura chiariscono che il tiro sportivo è escluso dall’applicazione del divieto «a prescindere dall’arma utilizzata»; presso le strutture di tiro «vige infatti l’obbligo di raccogliere il piombo».
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