La Federcaccia Marche si lamenta d’esser rimasta da sola a opporsi al provvedimento che anticipa la chiusura della caccia nella regione.
Se lo aspettava dall’Arcicaccia che ritiene che «specialmente sulla migratoria da almeno un decennio abbia abdicato al suo ruolo di sostegno dei cacciatori», non però da Libera Caccia ed Enalcaccia. Così scrive in una nota la Federcaccia Marche che si rammarica d’esser rimasta da sola a difendere il calendario venatorio e a opporsi al provvedimento con cui la giunta, recependo l’ordinanza del Consiglio di Stato, ha anticipato la chiusura della caccia nella regione.
Per quanto atteso, è un provvedimento che la Federcaccia Marche «non poteva e non può condividere». Per i rappresentanti dell’associazione questo risultato si sarebbe potuto evitare se la delibera originaria fosse stata anticipata alla prima metà di maggio e se la Regione «avesse [aperto] a proposte di collaborazione» nella stesura della relazione tecnica che accompagna il calendario.
La Federcaccia Marche ritiene che ci sarebbe stato modo di intervenire anche dopo l’ordinanza del Consiglio di Stato; aveva infatti «proposto alla Regione una nuova delibera con [i relativi] documenti scientifici a sostegno». Si tratta dei risultati degli studi svolti in collaborazione con le Università, «spesso già validati da riviste scientifiche».
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