Tra chi si occupa della conservazione e della gestione della beccaccia distinguiamo subito tra soggetti pubblici e privati. I soggetti pubblici che hanno a che fare con la gestione della Scolopax rusticola (ma chiaramente con la caccia in generale) sono la Commissione ambiente UE e la Commissione agricoltura del Parlamento europeo.
A livello nazionale vi sono poi i ministeri dell’Ambiente/Agricoltura (con i relativi uffici, Ispra per l’Italia).
Poi ci sono gli enti pubblici territoriali (Regioni) che recepiscono le direttive UE e le leggi caccia nazionali, dalle quali si possono in alcuni casi discostare nella loro applicazione.
I soggetti pubblici sono evidentemente i più importanti poiché portatori di interessi generali e collettivi, rappresentando sia le istanze dei cacciatori come quelle della Società che non caccia (e anche di chi è fortemente contrario all’attività venatoria).
Tali organismi promulgano le leggi, tra queste la più importante è la Direttiva uccelli del 1979 aggiornata nel 2009 (direttiva 2009/147/CE). La beccaccia è citata nell’allegato II come specie cacciabile.
Ogni buona legge deve essere aggiornata nei contenuti, per questo motivo le cosiddette istituzioni europee si avvalgono di una serie di collaboratori che si occupano tecnicamente del monitoraggio delle specie cacciabili. Qui entrano in gioco tanti soggetti privati che affiancano gli organismi pubblici (con incarichi e collaborazioni ufficiali) attraverso i loro studi nel processo decisionale.
Un esempio. Quando la Commissione ambiente UE decide di trattare temi venatori, ha la facoltà di convocare il presidente della Face (Federazione delle associazioni dei cacciatori europei) alla quale tutti i cacciatori sono affiliati tramite le proprie associazioni venatorie. Il presidente Face deve pertanto essere sempre aggiornato e avere nella sua “borsa” tutti i dossier, compreso quello dello status della beccaccia.
La stessa Commissione si avvale direttamente del contributo tecnico di un’associazione internazionale composta da ornitologi di chiara fama (Birdlife International) che producono dati anche sulla nostra regina. Qui sorgono alcuni problemi, poiché gli ornitologi giocoforza forniscono uno studio parziale sul comportamento della specie (birdwatching e osservazioni su transetti visivi), studio che però politicamente ha un gran peso poiché Birdlife è rappresentata in Italia dalla Lipu. Birdlife gioca anche un ruolo importante all’interno del Comitato Ornis, sempre emanazione della Commissione, che ha avuto il compito di redigere i Key Concepts sulla base di dati forniti dai ministeri nazionali.
Accanto a Birdlife un ruolo importante lo ricopre anche un altro soggetto privato internazionale, Wetlands International, che ha al suo interno un gruppo di lavoro specializzato sulla beccaccia (Woodcock and Snipe Specialist Group). I lavori scientifici di questo gruppo, condotti soprattutto sulle popolazioni nidificanti in Russia, hanno consentito di rivedere lo status giuridico della beccaccia, passato da Spec 3 (minacciata) a LC (Least concern ovvero minor preoccupazione). Questa valutazione giuridica è stata fatta propria dall’Iucn – Unione Internazionale per la conservazione della natura, che ha il compito di redigere e aggiornare la lista rossa delle specie minacciate di estinzione.
Un ruolo importante lo gioca a livello internazionale anche l’Ompo – Uccelli migratori del Paleartico occidentale che ha pubblicato il Metodo Boidot di determinazione dell’età della beccaccia attraverso lo studio della sospensione della muta alare.
Tra chi si occupa della beccaccia vi sono anche i soggetti privati, come alcune università; tra queste sono da segnalare l’università ungherese di Sopron, quella russa di San Pietroburgo e quella estone di Tartu. In Italia studi sulla specie sono stati condotti dall’università di Genova (professor Spanò), Firenze, Padova e Tuscia.
Anche il Cic – Consiglio Internazionale della caccia e della salvaguardia della fauna ha, a livello di Stati membri, speciali commissioni sugli uccelli migratori che si occupano di beccaccia.
Un ruolo fondamentale lo giocano i ministeri nazionali con i loro istituti pubblici di ricerca. Il più importante, vuoi per il ruolo internazionale che ha assunto grazie agli studi condotti in Russia, è l’Oncfs di Francia (Office national de la Chasse et de la Faune Sauvage). Al suo interno è stata istituita una sezione dedicata alla specie, Reseau Bécasse, il cui storico direttore Yves Ferrand ha passato la mano al giovane Kevin Le Rest. L’Oncfs collabora direttamente con il Cnb – Club national des bécassiers. Un altro istituto molto attivo è quello britannico del Gwct – Game and Wildlife Conservation Trust il cui responsabile della commissione beccaccia, professor Andrew Hoodless, è anche membro di Wetlands International.
In Italia l’Istituto ministeriale di riferimento è Ispra che però non ha un gruppo di ricerca specializzato sulla beccaccia.
Non tutte le nazioni hanno un istituto nazionale di ricerca che si occupa della specie, alcune di esse hanno convenzioni con istituti e università (sempre soggetti privati). In Portogallo il ministero si avvale del lavoro del Cibio – Research Center in Biodiversity and Genetic Resources di Porto, il cui responsabile, professor David Goncalves, è direttore del Gruppo specialista beccaccia di Wetlands e responsabile scientifico della Fanbpo. In Spagna i lavori sulla beccaccia sono svolti, anche per conto del ministero, dalla professoressa Beatriz Arroyo dell’Irec – Instituto de Investigaciòn en Recursos Cinegéticos.
Chi si occupa della beccaccia: l’impegno del mondo venatorio
Tra chi si occupa della beccaccia, un ruolo fondamentale lo svolgono le associazioni specialistiche di cacciatori di beccaccia, il cui compito è quello di raccogliere dati sul trend demografico e di abbondanza grazie all’impegno dei propri associati. Il Club national des bécassiers – Cnb, con i suoi 4.100 soci, fa da riferimento a livello europeo. In Italia si occupa della beccaccia Ubi – Unione per la beccaccia Italia (frutto della fusione tra il Club della Beccaccia e Beccacciai d’Italia), l’unico sodalizio specialistico del nostro Paese che confluisce nella Fanbpo e che adotta i protocolli internazionali di ricerca per la raccolta dati. Alcune associazioni venatorie italiane hanno uffici di ricerca sulla specie come Federcaccia, che svolge le sue attività attraverso l’Ufficio Avifauna Migratoria, anche se non partecipa alle attività della Fanbpo. Ricordiamo che la Fanbpo raccoglie gli studi delle associazioni specialistiche nazionali di 9 Paesi membri, oltre alle varie note e informazioni provenienti da vari corrispondenti individuali di altri Paesi del Paleartico. Si tratta di un lavoro importante sul monitoraggio del periodo migratorio e di svernamento della specie, che confluisce ogni anno nel documento denominato Farow – Fanbpo Annual Report on Woodcock, che viene consegnato a tutti i ministeri nazionali, alla Face e alla Commissione UE.
Tanti sono quindi gli attori che costituiscono il gruppo principale che si occupa della beccaccia partecipando alla ricerca e al monitoraggio della specie, ognuno con l’obiettivo di una gestione conservativa della Scolopax rusticola, nonostante le difficoltà odierne di dialogare con la società che non pratica l’attività venatoria e le molte posizioni pregiudiziali negative, soprattutto in Italia.
© Commissione giuridica Fanbpo