Che cosa dice il report dell’Ispra sulla caccia all’avifauna tra il 2017 e il 2023?

Che cosa dice il report dell’Ispra sulla caccia all’avifauna tra il 2017 e il 2023?
© Melinda Nagy / shutterstock

Il report dell’Ispra sulla caccia all’avifauna tra il 2017/2018 e il 2022/2023 consente di capire quali specie prediligono i cacciatori italiani, e a quanto indicativamente ammonti il prelievo.

Anche se le cautele, come le premesse, sono multiple (non tutte le Regioni hanno trasmesso i dati completi – anzi, l’Umbria non l’ha mai fatto; sono poche le informazioni sulla percentuale di tesserini analizzati in proporzione a quelli rilasciati; resta escluso il bracconaggio, il cui impatto difficilmente si può quantificare), è molto interessante ciò che emerge dal report dell’Ispra sulla caccia all’avifauna tra il 2017/2018 e il 2022/2023 (non il 2023/2024: lo scorso 31 ottobre solo Valle d’Aosta, Piemonte, Abruzzo, Campania e Sardegna erano in pari).

Delle trentasei la specie più cacciata, con numeri che hanno fatto indignare l’Enpa, è il tordo bottaccio, per il quale si registrano più di 14 milioni d’abbattimenti (il massimo nel 2017/2018, più di tre milioni); seguono merlo e colombaccio. L’Ispra segnala che su parte del prelievo del fagiano, la quinta specie, incidono le immissioni d’esemplari allevati, quelli che comunemente si chiamano pronta-caccia; tra le specie acquatiche i cacciatori italiani prediligono germano reale e alzavola. Il carniere complessivo della beccaccia fa registrare un andamento altalenante tra i 100.000 e i 150.000 prelievi l’anno (127.448 la media; 129.178 la mediana).

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