Agrivenatoria biodiversitalia, l’associazione nata dalla collaborazione tra Coldiretti e Cncn, chiede all’Agenzia delle entrate l’Iva agevolata sulla cessione di fauna selvatica destinata al consumo alimentare.
La fauna selvatica immessa e poi cacciata ha come unica possibile destinazione il consumo alimentare: quando l’acquirente è un’azienda faunistico-venatoria o agrituristico-venatoria, la sua cessione deve dunque rientrare nel regime agevolato dell’Iva (10% anziché 22%).
È questo il senso della richiesta presentata da Niccolò Sacchetti, presidente di Agrivenatoria biodiversitalia (è l’associazione dei riservisti nata dalla collaborazione tra Coldiretti e Cncn), all’Agenzia delle entrate; a sostegno c’è un precedente analogo, una decisione del 2010 sulla cessione di pesci destinati alla pesca sportiva e dunque al consumo alimentare.
Per Sacchetti si tratta di «un presupposto per il riconoscimento [della caccia] come attività strettamente connessa all’agricoltura», e di «un nuovo passo di Agrivenatoria biodiversitalia nella tutela degli istituti faunistici privati». Resta inteso che se la cessione è destinata al solo ripopolamento ambientale, l’Iva non può che rimanere fissata al 22%.
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