A che cosa va incontro un cacciatore che produce un certificato medico falsificato?
Già prima che s’incardini l’eventuale processo penale la produzione di un certificato medico falsificato è un motivo sufficiente per incorrere nella revoca di porto di fucile per uso caccia. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato (terza sezione, sentenza 3221/2023; motivazioni pubblicata stamani) respingendo il ricorso di un cacciatore lucano contro la decisione della questura avallata dal Tar della Basilicata. Un’azione di questo tipo è infatti di per sé sufficiente a far ritenere il cacciatore inaffidabile e dunque a legittimare «la prognosi di un possibile abuso dell’arma».
E a quanto pare non si tratta d’un caso isolato. Letta la reazione della questura di Potenza, i giudici scrivono infatti che «la notizia di reato scaturisce da un’attività investigativa complessa e articolata»; il fenomeno di contraffazione dei documenti risulta «radicato e diffuso»: nell’indagine sono coinvolte almeno cento persone.
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