Avvantaggiarsi dell’autonomia di 5 colpi e del funzionamento semiautomatico delle carabine è certamente utile nella caccia in battuta. E i produttori lo sanno. L’offerta, però, eliminati dall’impiego venatorio i fucili d’ispirazione militare che un tempo appassionavano molti, è piuttosto limitata. A seguire dedichiamo spazio alle carabine che abbiamo provato negli ultimi anni.
Tra ripetizione manuale e semiautomatica c’è tutto un mondo. Nella canna liscia così come nella canna rigata. Nel primo settore, nonostante che doppiette e sovrapposti siano ben rappresentati in battuta, è indiscutibile che l’automatico è l’arma più diffusa tra i postaioli. Non è molto differente il discorso per quanto riguarda i cacciatori amanti della canna rigata; di straight-pull e di express se ne vedono alcuni, i bolt action vengono riservati ai selettori, le carabine sono invece molto più comuni.
La carabina
Arma concettualmente complessa, la carabina semiautomatica è quella che richiede il maggior sforzo concettuale da parte del produttore. Il caricamento dei colpi successivi al primo avviene mediante un cinematismo che deve prevedere un ritardo di apertura così da svincolare l’otturatore solo quando il proiettile abbia abbandonato la rigatura e le pressioni in canna siano scese a livelli di sicurezza. I modelli più diffusi sono quelli a recupero di gas in cui, per l’appunto, è una porzione dei gas conseguenti alla combustione della carica – opportunamente prelevati dalla canna mediante un foro in essa praticata – a consentire lo svincolo dell’otturatore.
Di pregi, le semiauto, ne hanno parecchi:
- permettono la veloce ripetizione del colpo fino all’esaurimento delle cartucce contenute nel caricatore (cinque oltre a quella in canna, ma solo per la caccia collettiva al cinghiale);
- hanno un rinculo mitigato dalle masse in gioco e dalle molle di ritorno dei vari componenti;
- sono generalmente mezzi che si possono maltrattare senza timore di complicazioni;
- nonostante la maggior complessità produttiva, sono strumenti con un prezzo ragionevole.
Sfortunatamente però, e adesso parliamo dei difetti, non sono molti i modelli disponibili. Figlie di un dio minore, le carabine semiautomatiche a canna rigata non sono mai state molto diffuse e non è un segreto che due marchi e pochi modelli abbiano praticamente cannibalizzato il mercato. Almeno quello italiano.
Tra i difetti di questa tipologia d’arma non si può omettere una minor precisione media rispetto alle carabine a ripetizione manuale, anche se le eccezioni esistono in entrambi i casi (semiauto che sparano benissimo e bolt action che non sono in grado di produrre rosate accettabili a 100 metri). Considerando però la caccia in braccata o in battuta, dove le distanze d’ingaggio sono brevi o brevissime, quello che una carabina semiautomatica può offrire è ben oltre il minimo sindacale.
Discorso diverso, invece, quando si parla di tiri meditati o a distanze superiori. In ogni caso, tutte le semiautomatiche moderne sono fornite di predisposizione al montaggio delle basi per l’ottica, così da ipotizzarne tanto l’impiego con un punto rosso quanto con un cannocchiale nella caccia di selezione a distanze contenute.
Proviamo a spaziare tra i modelli più popolari dell’offerta attualmente disponibile in Italia.
Benelli Argo E Fluted: la carabina italiana
La meccanica della Argo è quella collaudata che si affida al sistema di armamento Endurance a presa di gas con otturatore a testina rotante e pistone a corsa breve. L’otturatore ha tre alette di chiusura che garantiscono elevata robustezza e grande superficie di tenuta. Il gruppo di otturazione richiama quello inerziale dei semiautomatici Benelli a canna liscia.
La versione E Fluted è l’ultima Argo presentata dalla casa di Urbino. La canna è la solita da 510 millimetri che contraddistingue la maggior parte delle carabine Argo, quindi particolarmente adatta al tiro istintivo. In questo caso fluted, scanalata, che porta il baricentro dell’arma a essere sovrapponibile a quello dei modelli Battue e Compact nonostante i 40 millimetri in meno. La canna fluted è più rigida e si riscalda più lentamente delle altre per fornire una precisione che è più da bolt action che da semiauto. Il minor disturbo della precisione al progredire del riscaldamento può apparire poco rilevante per un’arma da battuta, ma Argo E Fluted può essere impiegata per impegnare l’occasionale preda “lontana” o per la caccia di selezione. Per questo sono stati scelti due calibri (il .30-06 S e il .308 W) che poco risentono della riduzione di lunghezza delle canne.
Anche questa Argo E si avvale del CrioSystem, una tecnologia di cui Benelli è stata precursore. È martellata, in acciaio al Cr Mo, e presenta rigatura destrorsa a sei principi. La calciatura è la conosciuta Comfortech. Numerosi gli elementi caratterizzanti. Il nasello intercambiabile permette di variare l’altezza del dorso della calciatura a seconda delle preferenze dell’utente. Si possono regolare anche la piega e la lunghezza della pala, intervenendo così sulla LOP (Lenght of Pull). Ciò è reso possibile dal fatto che il calciolo Air Cell è intercambiabile rapidamente e senza attrezzi; sul fucile è montato il calciolo medio (25 mm), quelli lungo (35 mm) e corto (15 mm) possono essere acquistati separatamente. L’arma è corredata di serie con kit variazione piega e vantaggio.
Browning Bar Mk III Composite HC: l’evoluzione della specie
Cinquant’anni e non sentirli. È questo il caso della Bar di Browning, carabina studiata nel 1966 da Bruce Browning, nipote del più famoso John Moses cui si devono le maggiori innovazioni nel settore armiero tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
La terza edizione delle carabine Browning vede la luce nel 2015, con un lancio in grande stile nel 2016, in occasione della celebrazione del cinquantesimo anniversario del modello. Si chiama MK III (Mark 3) e assimila le migliorie apportate dal produttore della testa di cervo a tutto il suo catalogo; anzitutto lo scatto Super Feather e il sistema di armamento manuale del percussore molto popolare sulle armi di questo scorcio del terzo millennio.
La ripetizione semiautomatica è assicurata dall’azione di una porzione dei gas di combustione, opportunamente deviati per azionare un pistone nascosto alla vista dall’astina. Il Super Feather Trigger ha un’impostazione di fabbrica che attesta sui 1.100 grammi la pressione necessaria allo sgancio; è prevista una tolleranza in più o in meno di 100 grammi. La sua caratteristica è una corsa estremamente breve, pari a 4 decimi di millimetro. Siamo sui livelli di una bolt action e, infatti, questo dispositivo è mutuato proprio dalle bolt di casa Browning. Notevole anche la sicura, che sfrutta il sistema di armamento manuale del percussore per garantire una sicurezza d’impiego senza uguali. La Bar in allestimento Composite HC è una carabina piuttosto essenziale come dimostra la calciatura in polimero; da notare, però, che la sua configurazione prevede la sovra-iniezione di ampie zone a grippaggio differenziato, in gomma. La calciatura, così come la carabina nel suo insieme, è disponibile anche in allestimento Left Hand per tiratori mancini; particolarità degna di segnalazione è il fatto che in questo caso il costo dell’arma non differisce dall’allestimento standard.
Merkel SR1 Basic: la perfetta declinazione della semplicità
Merkel è un marchio glorioso che deve la sua fortuna al genio di una famiglia – quella dei Merkel, appunto – e allo spirito di un luogo, la Germania di Suhl, che rappresenta in Europa uno dei pochissimi distretti industriali specializzati nella produzione di armi oltre alla nostra Val Trompia.
Ciò che differenzia questa SR 1 rispetto alla gamma Merkel è un inedito allestimento Basic che va ad aggiungersi agli altri disponibili a catalogo offrendo un’alternativa di qualità elevata e prezzo concorrenziale con le non molte semiautomatiche presenti sul mercato.
L’impostazione della carabina SR 1 è quella tipica di un’arma semiautomatica a sottrazione di gas. Il funzionamento è reso possibile da un foro di sfiato posto all’incirca alla metà della canna; i gas spillati vengono convogliati all’indietro verso l’otturatore che, grazie alla pressione prodotta dagli stessi, può arretrare e attuare tutte le operazioni.
La SR 1 Basic offre la stessa meccanica delle sorelle più pregiate, in primis il castello in lega leggera. Sulla brunitura opaca adottata non sono praticate incisioni di alcun tipo e sono unicamente riportati, sul fianco sinistro, il nome dell’arma, il tipo d’allestimento e le informazioni utili a identificarne il produttore e la nazionalità.
Pregevole la canna, che garantisce una precisione più che adeguata alla destinazione dell’arma e non ha punti di contatto con l’astina (free floated). È realizzata mediante un processo di roto-martellatura a freddo cui segue un trattamento stabilizzante delle tensioni. Porta una generosa rampa da battuta fornita di un invito bianco e, alla volata, un mirino dotato di un inserto in fibra ottica rossa, regolabile sia in alzo sia in deriva. Lo scatto è del tipo a sgancio diretto e presenta un peso che si attesta sui 1.300 grammi.
Sauer 303 Forest XT: l’arma di transizione
La carabina S 303 è stata con ogni probabilità la prima carabina semiautomatica a importare un sistema di armamento manuale nel percussore facendone, al momento del lancio, un ibrido tra le prestazioni offerte dal sistema semi-automatico e la sicurezza propria dei sistemi a otturatore manuale. La meccanica della S 303 si ispira alla categoria delle carabine a sottrazione di gas con sistema non regolabile. La sicura si avvale di un sistema denominato SCS (Silent Cocking System) che consente l’armamento manuale del percussore semplicemente agendo su un cursore con bottone di sblocco posto sul dorso del castello, in posizione facilmente raggiungibile dal pollice della mano forte. Questo significa che l’arma può essere trasportata anche durante l’azione di caccia con l’otturatore in chiusura e che il percussore può essere armato (e disarmato) solo quando necessario. Un ulteriore livello di sicurezza viene offerto dal sistema Intra Lock (brevettato da Sauer come vari altri dispositivi di cui la 303 è fornita) che blocca automaticamente il percussore quando l’otturatore non sia completamente chiuso. È da notare che l’otturatore può essere portato in batteria manualmente, accompagnandolo con la mano, in maniera tale da non provocare rumori.
Particolare degno di nota è il fatto che l’allestimento Forest XT monta il nuovo pacchetto BMT che, con i suoi 950 grammi di pressione di sgancio, segna un nuovo standard nel settore delle semiautomatiche; non che altri produttori non siano in grado di ottenere scatti altrettanto leggeri (e, investendo del denaro, altrettanto piacevoli) ma è innegabile che un’azione simile trova la propria destinazione d’elezione in un’arma in cui la sicurezza sia molto curata. Il castello, in lega, è lavorato da un monoblocco per asportazione di materiale, caratteristica che fornisce massima solidità e la possibilità di ricavare sulla sua parte superiore una slitta in due pezzi con cinque fresature tipo Weaver (con tre solchi nella parte anteriore e due in quella posteriore) che in Sauer hanno chiamato ISI Mount.
Verney-Carron Speedline Bête Noir: a metà strada tra gli opposti
Inseriamo volutamente la carabina Speedline di Verney Carron tra le semiautomatiche a mo’ di provocazione. Nel catalogo del produttore francese, la pura semiauto è rappresentata dal modello Impact a sottrazione di gas, di cui l’arma di cui stiamo scrivendo è indubbiamente tributaria (prezzo a partire da 1.474 euro, quindi perfettamente in linea con le altre semiautomatiche pure analizzate in questo articolo). Nel 2016 il produttore francese ha lanciato la Speedline, che rappresenta un unicum nel suo genere.
L’arma offre infatti l’espulsione automatica del bossolo spento ma, per riportare l’otturatore in batteria, richiede l’intervento manuale dell’operatore mediante pressione su una leva posta sulla destra della carcassa (sistema Stop&Go). Il sistema garantisce una maggior sicurezza che non una semiauto classica e tempi di armamento più rapidi che non una bolt action o una straight pull. Il calcio ha cresta regolabile in altezza mediante la sostituzione di un apposito inserto in gomma, consente la variazione della piega e viene offerto con una doppia dotazione di calcioli in gomma. Per quanto riguarda le mire, sono disponibili la bindella da battuta e una tacca registrabile; particolare interessante, la cartuccia utilizzata per l’azzeramento in fabbrica è indicata sul caricatore. La carcassa è realizzata in ergal mentre la canna, alleggerita, misura 550 mm e porta alla volata un freno di bocca in tutti i calibri. È disponibile una vera versione mancina con finestra d’espulsione a destra.
Winchester SXR Vulcan Battue: sostanza, tanta sostanza
La semiautomatica a recupero di gas di Winchester non è per tutti. Ma non per il prezzo – che, anzi, è inferiore alle sue dirette concorrenti – ma per il semplice fatto che non è disponibile sul mercato globale. Sul sito internazionale Winchester non se ne trova traccia. Facendo una ricerca, si scopre che le uniche informazioni al suo riguardo sono in lingua italiana. E lo stesso marchio americano ne parla esclusivamente nella versione in italiano del suo sito.
La Olin Corporation, proprietaria di Winchester ma pure di Browning, ha cercato di differenziare la sua offerta commerciale così da attrarre una quanto più ampia possibile clientela. Nel settore delle semiautomatiche da caccia ha realizzato questa politica affidando a Browning – con la sua Bar – il segmento alto (il modello d’accesso alla gamma costa attualmente 1.659 euro) e a Winchester quello più popolare, con due modelli che rispetto alla Bar base costando un 30% in meno. Sono appunto gli allestimenti SXR Vulcan, disponibili a 1.189 euro. A parte il prezzo, che nel caso della Bar può raggiungere e superare i 3.000 euro, le similitudini tra le due armi sono sicuramente più di quante siano le differenze.
La piattaforma intorno a cui è stata sviluppata la SXR Vulcan è indiscutibilmente la stessa della Bar. Alla base di tutto c’è un robusto sistema di ripetizione semiautomatica che sfrutta, per il suo funzionamento, il recupero dei gas e una valvola regolabile. L’otturatore è rotante a chiusura geometrica. Tre le modifiche che differenziano il sistema Winchester da quello Browning: anzitutto il blocchetto di fine corsa del pistone della presa del gas, che in questo caso non è in acciaio ma in materiale polimerico; poi la molla di recupero dell’otturatore, che ha un profilo piatto anziché tondo. Infine, l’assenza della leva di sblocco del gruppo carrello-otturatore. Detto questo, si possono osservare certo delle semplificazioni, ma la filosofia ispiratrice i due modelli è inequivocabilmente la stessa.