Il riscaldamento climatico anticipa la primavera e le femmine di capriolo faticano talvolta ad adattarsi.
Con il riscaldamento globale, cui assistiamo in questi decenni, l’inizio della primavera è andato sempre più anticipando, mettendo alla prova le capacità di molte specie animali di adattarsi ai cambiamenti climatici. Tra queste il capriolo, brucatore puro, consumatore selettivo di concentrati, legato tutto l’anno per sua natura a cibi ad alto contenuto proteico. Quindi per una femmina gravida è molto importante che il parto avvenga il più possibile intorno agli inizi della ricrescita vegetativa, quando cominciano a comparire piantine e gemme tenere e nutrienti, decisamente prima che, con la maturazione della vegetazione, il cibo diventi più fibroso e meno digeribile.
La temperatura media del globo è cresciuta dal 1901 al 2013 di 0,9 °C, un valore solo apparentemente basso. Negli ultimi tempi in Europa la primavera è andata anticipando alla velocità di 2,8 giorni per decennio e la fioritura dei principali alberi è anticipata di 3,3 giorni per decennio. Non riuscire a fare coincidere il picco delle nascite con l’abbondanza di risorse della primavera, per una madre significa ritrovarsi in difficoltà nel nutrire a sufficienza la propria prole, con conseguenze sullo sviluppo e la probabilità di sopravvivenza dei piccoli.
Ungulati più o meno flessibili
Alcune specie sono state più veloci ed efficaci nel rispondere ai rapidi cambiamenti climatici cui assistiamo. Ci vuole innanzitutto una buona flessibilità, una capacità di reazione veloce. Non è semplice, perché gran parte o tutta la tempistica della riproduzione dipende dal fotoperiodo, cioè dai cambiamenti nella durata delle ore di luce e non dai cambiamenti delle temperature.
Per restare agli ungulati, il cervo sembra abbastanza in grado di rispondere al riscaldamento e si è dimostrato capace di minimizzare le differenze tra picco delle risorse alimentari e il picco delle nascite. In Groenlandia, un preoccupante aumento delle temperature ha determinato l’anticipo della primavera di due settimane tra il 2002 e il 2006, e le femmine di renna hanno cercato di adeguarsi, ma riuscendo a spostare in media il picco delle nascite di appena 1,3 giorni.
I limiti del capriolo
Inaspettatamente il capriolo, considerato una specie di successo e di notevole adattabilità, si è dimostrato (talvolta) meno in grado di altri ungulati di rispondere a questa difficile sfida del riscaldamento. Le femmine di capriolo tendono a partorire in Europa con un picco intorno alla metà di maggio-inizi giugno, con il 90% delle nascite concentrate in circa 30 giorni, per essere in sincronia con il periodo in cui l’ambiente offre il cibo a più alta digeribilità.
Come è noto il capriolo è l’unico ungulato con diapausa embrionale. Le femmine concepiscono tra luglio e agosto, ma il frutto del concepimento resta in quiescenza, in letargo, fino agli inizi di gennaio, quando si ha finalmente l’annidamento in utero e la gestazione riprende regolarmente. Questo complesso fenomeno è sotto il controllo del fotoperiodo, ma resta il dubbio che le condizioni climatiche possano in qualche modo influire.
Uno sguardo nella pianura francese
Uno studio francese ha cercato di verificare se e fino a che punto il capriolo è in grado di reagire al riscaldamento globale e al conseguente progressivo anticipo della primavera. L’indagine, condotta dall’Università di Lione, si è svolta tra il 1985 e il 2011, lungo quindi un periodo di 27 anni, in un’area sperimentale di ricerca recintata conosciuta come Trois Fontains, nelle pianure della Francia nord-orientale.
Qui ogni primavera ricercatori, studenti e altri volontari perlustrano ogni metro quadrato dell’area alla ricerca di piccoli appena nati da marcare per gli studi di ecologia e dinamica di popolazione. I piccoli di capriolo vengono valutati per dimensioni e caratteristiche fisiche e a ciascuno viene attribuita un’età in giorni. In questo modo per gran parte dei piccoli nati ogni anno è possibile ricostruire la data di nascita.
Nel corso di quasi tre decenni la temperatura media primaverile è cresciuta di 1,9 °C, fattore che ha causato un anticipo della primavera di 0,6 giorni per ogni anno, di 16,2 giorni nei 27 anni monitorati. Gli studiosi, mettendo insieme le date di nascita di 1.095 piccoli dei tre decenni, hanno dovuto constatare che la data media annuale è rimasta per tutto il periodo la stessa, intorno al 16 maggio. Insomma, di fronte a un graduale regolare anticipo della crescita vegetativa, le femmine di capriolo non sono riuscite minimamente a rispondere all’urgenza di rispondere a questo delicato cambiamento nella quantità e qualità delle risorse alimentari.
L’eccessiva rigidità si paga
Nascere prima non è un particolare da poco. Un piccolo di capriolo che nasca prima del 12 maggio (cioè un po’ meno lontano dal picco della ricrescita vegetativa) ha una probabilità di sopravvivere fino agli otto mesi del 50%. Uno che venga al mondo due settimane dopo il picco dei parti, il 31 maggio, ha una probabilità del 24%. In un mondo intorno sempre più caldo, con una primavera che anticipa sempre più e le femmine francesi di capriolo che non sanno anticipare il periodo del parto, una porzione crescente di piccoli non riesce a sopravvivere, con conseguenze significative sulla dinamica di popolazione. Il tasso d’incremento demografico è passato dal 23% nel 1985 al 6% nel 2011.
I risultati piuttosto clamorosi di quell’indagine francese hanno spinto ricercatori di altre parti d’Europa a verificare se l’incapacità di reagire al rapido riscaldamento dimostrata dalle femmine di capriolo francesi sia una caratteristica generale della specie o meno.
Dalla Francia alla Svizzera
Uno studio svolto in Svizzera ha permesso di evidenziare come il capriolo abbia da sempre saputo sincronizzare i parti lungo tutto lo sviluppo in altitudine dei territori montani, dal fondovalle ai rilievi più alti seguendo gli effetti delle temperature sulla ricrescita vegetativa. Per dimostrare l’abilità delle femmine di capriolo a sincronizzare i parti con la ricrescita vegetativa gli studiosi svizzeri potevano utilizzare i dati raccolti in ben 50 anni del gigantesco progetto di ricerca iniziato nel 1971, che ha portato a marcare 7.444 piccoli perlustrando ogni anno un’area di quasi 20.000 kmq lordi nei cantoni tedescofoni.
Grazie alle migliaia di date di nascita stimate per i piccoli di capriolo nel corso di 45 anni e le informazioni sul luogo di ritrovamento e l’altitudine si è visto che il picco dei parti variava in media dal 23 maggio, in collina nell’Altipiano svizzero e nelle Prealpi, al 9 giugno in alta montagna (2.100 metri) nelle Alpi centro-orientali. Via via che l’altitudine aumentava, e che quindi la primavera ritardava, i parti tendevano a ritardare di 0,7-0,8 giorni ogni 100 metri. E salendo dal fondovalle alle praterie d’altitudine i parti diventavano anche sempre più sincronizzati.
In realtà a determinare la tempistica dei parti non era in sé e per sé l’altitudine quanto i tempi della ricrescita vegetativa. A dimostrarlo chiaramente sono stati i risultati di una delle tre regioni di studio interessate, l’Altipiano svizzero e le Prealpi, dove i ricercatori hanno visto che tra i 500 e gli 800 metri la data media dei parti rimaneva invariata o addirittura era in anticipo rispetto alla bassa collina. Ma i meteorologi e i botanici hanno spiegato che per un fenomeno di inversione termica la ricrescita vegetativa a quelle quote non seguiva le regole generali ed era in ritardo rispetto a quella alle quote leggermente superiori.
Conferme in Germania
Anche un gruppo di studiosi tedeschi ha voluto verificare la capacità delle femmine di capriolo di aggiustare il periodo dei parti a quello della ricrescita vegetativa, approfittando anche qui di un enorme progetto di marcatura dei piccoli (addirittura 16.130), svolto in una vasta area collinare e basso-montana del Baden-Württemberg, in Germania meridionale, dal 1973 al 2019.
Durante questo periodo la temperatura media è aumentata di 1,7 °C e l’inizio della primavera è andato anticipando di 15 giorni. Il picco delle nascite dei piccoli di capriolo per tutto il periodo è stato il 21 maggio e l’80% dei parti avveniva dall’11 maggio al 2 giugno, con un progressivo anticipo a seconda dell’altitudine: in collina intorno a sette giorni e in montagna intorno a 15.
Difficile spiegare perché le femmine di capriolo si sono rivelate così rigide nell’area di ricerca di pianura francese e invece molto più reattive e flessibili nelle montagne svizzere e tedesche. Forse è proprio il paesaggio montano con le sue variabili condizioni climatiche a seconda dell’altitudine, le sue escursioni termiche, che mette maggiormente alla prova le madri ed esige da loro adattamenti rapidi. Inoltre, anche le femmine che non riuscissero a modificare la data del parto possono sempre spostarsi più in alto alla ricerca della primavera.
L’articolo completo è stato pubblicato su Caccia Magazine numero 6 2022. Non perdere le ultime notizie sulla caccia sul portale web di Caccia Magazine; e seguici anche sulla nostra pagina Facebook.