Ottimo cane da caccia da lepre, minilepre e cinghiale. Un breve tour alla scoperta del beagle, uno dei segugi esteri più diffusi in Italia.
Il beagle è, numeri alla mano, una delle razze da seguita estere maggiormente diffuse nel nostro paese. Tuttavia, nonostante la sua ottima diffusione sul suolo nazionale, non lo s’incontra facilmente al guinzaglio dei cacciatori. Questo cane da caccia ha conosciuto una notevole diffusione come cane da compagnia, oltre a essere uno dei massimi esponenti del sesto raggruppamento in ambito espositivo.
Avendo seguito personalmente la razza da vicino negli ultimi anni, debbo riconoscere come anche nelle linee da esposizione si possano riscontrare con discreta frequenza soggetti dotati delle attitudini minime per la caccia. E alcuni di tali soggetti, se opportunamente addestrati, non faticano a dimostrare le loro capacità venatorie.
Tuttavia, se da un lato è innegabile come l’istinto venatorio si sia sufficientemente conservato in un discreto numero di questi segugi, dall’altro è altrettanto evidente come il cacciatore esigente difficilmente troverà soddisfazione sul terreno di caccia se si dovesse dotare di soggetti con alle spalle una selezione venatoria approssimativa.
Tale considerazione deve fungere da monito per tutti coloro che si dedicano alla selezione di una razza da seguita. E può essere utilissima anche per quanti intendono approcciarsi al piccolo segugio inglese, col precipuo intento di farne anzitutto un cane da caccia.
La selezione conta
Se di ottima selezione venatoria, il beagle è un segugio di tutto rispetto, con caratteristiche peculiari che lo rendono validissimo sul terreno, dove si dimostra un instancabile cane da caccia, oltremodo spettacolare nella sua azione.
ll beagle è un segugio polivalente, in considerazione del fatto che anche nel nostro Paese l’impiego venatorio è indirizzato su una pluralità di selvatici. In Italia trova impiego nella tradizionale caccia alla lepre, specialità cui vengono destinate con successo alcune valide mute. Nonostante la piccola taglia.
Il beagle è un segugio dotato di grande vigore che trova impiego anche nella caccia al cinghiale. Vi sono poi equipaggi impiegati con soddisfazione nella caccia alla volpe. Infine al sud dell’Italia la razza conosce un buon impiego per la caccia al coniglio selvatico e più a nord parecchi soggetti vengono oggi utilizzati per la seguita su minilepre.
Il beagle per la caccia alla lepre
La prima tappa del nostro viaggio alla scoperta del beagle ci porta ad Ancona, per fare quattro chiacchiere con Giuliano Alessandroni, titolare dell’affisso della Vecchia Fornace. Dopo essersi dedicato ad altre razze, Giuliano ha iniziato la sua avventura col beagle entrando in possesso di due soggetti che risultarono ottimi per la caccia alla volpe. Soddisfatto dalla resa venatoria di questi cani da caccia, decise di provare a dedicarsi alla costruzione di una muta da lepre, importando anche alcuni esemplari dalla Francia. Dal 2001 ha così iniziato a dedicarsi all’allevamento del beagle (affisso Douce Musique). Tornando alla caccia alla lepre e al confronto col segugio italiano Giuliano mi ha confermat, razza con cui si cimenta anche in ambito agonistico.
Giuliano mi ha confidato come molti cacciatori italiani non abbiano grande considerazione circa l’impiego del beagle per la caccia alla lepre, forse principalmente poiché non hanno mai visto all’opera una muta valida. Parlando di pregiudizi, in molti credono che il beagle sia un cane lento, poiché ha la gamba corta, e che sia un cane oltremodo testardo. Giuliano mi ha spiegato però che il beagle è un ottimo inseguitore e non difetta certo di velocità per la seguita su lepre. Inoltre la sua sorprendente forza fisica, abbinata ad una notevole passione per la caccia, lo rende un instancabile cacciatore, tanto che qualcuno confonde questa sua caparbietà con la testardaggine, che è invece spesso solo frutto di un errato addestramento.
Il confronto con i cani da seguita italiani
Giuliano ha alle spalle quarant’anni di caccia, alcuni dei quali trascorsi inseguendo lepri anche con i segugi italiani. A lui ho chiesto pertanto un confronto tra i cani da seguita nazionali e i piccoli segugi inglesi.
Giuliano del beagle preferisce la taglia compatta e la tenacia con cui insegue in modo incalzante il selvatico, pressandolo da vicino. Inoltre il beagle ha un fascino unico sul terreno, quando con voci melodiche e splendidi movimenti di coda dichiara l’incontro col selvatico. I suoi cani danno buona voce, anche in fase di accostamento, fase durante la quale il beagle rispecchia, secondo Giuliano, il segugio italiano di qualche decennio fa.
Il beagle infatti deve esibire grande compattezza, ma ciò è cruciale nella fase di seguita, mentre nelle fasi precedenti il suo stile brulicante non costituisce difetto. Al contrario è caratteristica distintiva della razza.
Il beagle per la caccia al cinghiale
La seconda tappa del nostro breve tour ci porta in Toscana, terra di grandi cinghialai, per fare quattro chiacchiere con Fabio Milli, allevatore di beagle con l’affisso del Re del Bosco.
Fabio mi ha subito spiegato che la taglia contenuta del beagle lo rende idoneo per la caccia al cinghiale nelle più svariate tipologie di territorio. Il beagle si disimpegna molto bene nella macchia mediterranea, anche quando essa è fitta e ricca di rovi, ma può essere altresì impiegato in terreni più puliti.
Fabio del beagle ama tutto, in modo particolare però mi ha spiegato che lo ritiene un cane da caccia dottissimo dal punto di vista olfattivo. Inoltre, a suo avviso il beagle nella caccia al cinghiale sa distinguersi nella fase di abbaio a fermo. In questo frangente evidenzia una grande intelligenza, poiché non aggredisce frontalmente il cinghiale, ma lo accerchia, ed è pronto nello scansare gli eventuali colpi del suide. Tutto ciò ha un impatto positivo sul numero e l’entità degli incidenti e conseguentemente dei ferimenti cui i componenti della sua muta debbono far fronte nel corso della stagione venatoria.
Un cane da caccia tenace
Fabio mi ha anche indicato come la caratteristica che rende il beagle un segugio molto apprezzato, ma al tempo stesso “odiato” è la sua proverbiale tenacia. Oggi questa caratteristica rischia di diventare un difetto, specialmente per quelle squadre che si trovano a dover cacciare il cinghiale in un territorio che va sempre più riducendosi. In questi casi i cani corti spesso vengono preferiti a un segugio instancabile come il beagle.
Fabio mi ha però confermato che, se ben addestrato, il beagle è un grande cane da cinghiale. E’ un cane da seguita completo in ogni fase e molto intelligente, ha una grande forza fisica e una passione enorme per la caccia, “certo è un po’ testardo nella seguita, e alle volte ci tocca stare ad aspettare che rientri, ma a noi appassionati il beagle piace proprio così!”
A minilepri con il beagle
Il nostro tour si dirige ora verso la provincia di Novara, per fare quattro chiacchiere con Massimo Penuti, cacciatore appassionato di beagle e di minilepri.
Massimo mi ha spiegato che il beagle è un segugio adattissimo per la caccia alla minilepre. Anzitutto mi ha indicato infatti come il beagle sia dotato dell’ardore e di una taglia che gli consentono di muoversi senza fatica nell’habitat tipico della minilepre, un ambiente costituito principalmente da intricati roveti. Massimo mi ha spiegato inoltre come, a caccia o in prova di lavoro, solitamente le fasi iniziali sono meno impegnative rispetto al lavoro richiesto a un segugio da lepre. E’ la seguita al contrario la fase cruciale.
Una delle caratteristiche del beagle in seguita su mini è quella di non perdere mai il contatto con la fievole traccia lasciata dal selvatico. Al contrario la sua finezza di naso gli consente di tenere sempre corto il selvatico. In tal senso Massimo mi ha indicato che per la sua esperienza il beagle evidenzia spesso anche la capacità di non cambiare animale, anche dove la presenza di selvatici è abbondante.
La muta nel Dna
Il beagle inoltre è un cane molto affettuoso, che ha nel suo Dna la caccia in muta. Massimo mi ha confessato che ha scelto di dedicarsi alla minilepre coi suoi segugi perché questa forma di caccia riduce di molto quelli che sono i tradizionali rischi di incidente che purtroppo talvolta si verifichino coi cani impiegati nella caccia alla lepre e al cinghiale. Infatti il campo d’azione della minilepre è abbastanza ridotto e quindi anche l’azione della muta è abbastanza controllabile. Anche negli ambienti maggiormente antropizzati è dunque sufficiente stare a debita distanza dalle zone maggiormente pericolose per ridurre a zero il rischio di incidenti.
In conclusione Massimo mi ha spiegato come una presenza discreta di minilepri sul territorio novarese, seppur attualmente non paragonabile ai livelli di qualche tempo fa, gli garantisce ancora la possibilità di cacciare un selvatico vero, dalle indubbie capacità difensive e in grado di esaltare le qualità dei suoi amati compagni dall’accento inglese.
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