Sergio Berlato (Fratelli d’Italia) contesta la decisione della cabina di regia, che non l’ha inserito nell’elenco dei candidati vicini al mondo venatorio.
La cabina di regia non l’ha inserito nell’elenco dei diciotto candidati vicini al mondo venatorio, ma a Sergio Berlato (Fratelli d’Italia, circoscrizione nord-est; è il secondo in lista dietro Giorgia Meloni; ed è anche il presidente dell’Associazione cultura rurale) va bene così «nonostante la [mia] storia e il [mio] impegno pluridecennale in difesa della caccia e dei cacciatori in tutta Italia e tutta Europa».
Berlato ritiene infatti le associazioni venatorie ora riunite nella cabina di regia responsabili «dell’approvazione dell’infame legge 157/92»; fingono «di volerla cambiare, ma a loro va bene così com’è, anche se in trent’anni ha provocato la perdita di oltre un milione di cacciatori»; hanno inoltre avversato il regime di deroga previsto dalle direttive e «più volte sottoscritto accordi con i nemici della caccia, accordi che non hanno mai portato nulla di buono [ai] cacciatori».
Senza il sostegno delle associazioni venatorie ora riunite nella cabina di regia, dalla quale ha «ricevuto sempre ostilità palese», Berlato ricorda d’avere ottenuto voti a sufficienza per entrare tre volte nel consiglio regionale del Veneto e quattro in parlamento a Strasburgo; si dice dunque convinto che anche stavolta «prenderà molti più voti dei cacciatori» di quanti ne avrebbe presi con un endorsement.
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