Dopo la decisione del Tar sul calendario venatorio dell’Emilia Romagna Federcaccia, Arcicaccia, Libera Caccia, Enalcaccia e Italcaccia scrivono all’assessorato.
Il ricorso al Consiglio di Stato è irrinunciabile, e nel frattempo bisogna attivarsi per mettere quanto più possibile in sicurezza la stagione: sono esplicite le richieste che Paolo Pini, Christian Maffei, Roberto Fabbri, Giampiero Bondi e Luigi Ginepri, presidenti regionali di Federcaccia, Arcicaccia, Libera Caccia, Enalcaccia e Italcaccia, rivolgono all’assessore Alessio Mammi dopo che il Tar ha decapitato il calendario venatorio dell’Emilia Romagna rinviando al 1° ottobre l’apertura della caccia agli uccelli e alla piccola selvaggina stanziale.
Nel ricorso al Consiglio di Stato le associazioni venatorie suggeriscono d’impiegare le motivazioni evidenziate dall’avvocato Alberto Bruni. Nel dettaglio: posticipando d’imperio l’apertura al 1° ottobre il Tar è andato oltre i propri poteri; fissare al 26 marzo la discussione di merito rende la decisione di fatto definitiva; e la Lac non ha notificato il ricorso a nessun diretto interessato, non le associazioni venatorie ma neppure un singolo cacciatore.
La giunta deve intanto valutare se sulla base della legge 157/92 sia comunque possibile mantenere l’apertura al 17 settembre; se invece davvero il Tar può posticiparla, o se nessuno si sente di prendere una decisione difforme, i cacciatori chiedono di poter recuperare a fine stagione le giornate non fruite, almeno per la caccia alla stanziale; nel frattempo è fondamentale garantire la continuità dell’addestramento cani finché non si potranno portare a caccia.
Visto il rischio concreto di perdere quindici giorni in avvio, le associazioni venatorie emiliane e romagnole vogliono infine evitare che accada altrettanto in chiusura; pertanto gli uffici regionali sono chiamati a garantire la regolarità della stagione a gennaio 2024 «rafforzando i contenuti scientifici e tecnico-giuridici» del calendario.
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