Le associazioni venatorie temono che il calendario venatorio della Campania 2022/2023 sia più restrittivo rispetto alla bozza discussa dal Comitato tecnico faunistico-venatorio regionale.
Si registra un discreto tumulto intorno al calendario venatorio della Campania 2022/2023. Intanto i fatti: la Regione ha approvato la delibera (o almeno così ha scritto Nicola Caputo, assessore all’Agricoltura, sulla propria pagina Facebook); ancora il testo non compare né sul Burc né su Campania Caccia, la pagina web dell’ufficio regionale; Caputo scrive di «un’approvazione con modifiche», legata «alla necessità di attendere una risposta [del governo] sull’estensione del periodo per la caccia al cinghiale»; le associazioni venatorie s’infiammano temendo che le modifiche riguardino anche altri passaggi e abbiano stravolto la bozza discussa dal Comitato tecnico faunistico-venatorio regionale.
«L’avevano concordata e condivisa all’unanimità anche le associazioni agricole e ambientaliste» scrivono Federcaccia, Libera Caccia, Enalcaccia, Arcicaccia, Italcaccia e Anuu rivolgendosi all’assessore e a Vincenzo De Luca, presidente della giunta. Se quanto stabilito nell’ultima riunione del comitato non sarà recepito nel calendario, «dovremo prendere atto di un preciso intento persecutorio nei confronti dei cacciatori; e [sarebbe il segnale] che gli impegni assunti dall’assessore Caputo non hanno valenza politica vincolante per la giunta regionale». Le associazioni venatorie assicurano che impugneranno il calendario davanti al Tar se sarà più restrittivo rispetto a quello discusso un mese e mezzo fa.
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