La Federcaccia contesta alcuni passaggi del calendario venatorio del Lazio.
Anche se «esprime apprezzamento per le date di apertura e chiusura della stagione venatoria», la Federcaccia regionale contesta alcuni contenuti del calendario venatorio del Lazio che «nonostante il cambio d’indirizzo politico», da sinistra a destra (s’è passati da Zingaretti-Onorati a Rocca-Righini), mantiene «alcune incongruenze e penalizzazioni».
Le critiche riguardano innanzitutto il monitoraggio del prelievo della tortora (anziché essere demandato agli Atc dovrebbe restare alla Regione; sarebbe utile sviluppare un’applicazione per smartphone o un sistema d’invio di sms che notifichi il raggiungimento dei 5.534 abbattimenti previsti dal piano) e del moriglione, e l’esclusione di combattente e moretta dall’elenco delle specie cacciabili, anche se «nessuna delle due si trova in condizione di sofferenza demografica»; la Federcaccia suggerisce che si potrebbero al limite imporre restrizioni, non divieti assoluti. Si considerano inoltre problematici i carnieri, ridotti rispetto a Toscana e Umbria, di colombaccio, lepre, fagiano, beccaccino, frullino, canapiglia, marzaiola e mestolone.
In generale la Federcaccia del Lazio contesta poi la riduzione del territorio venabile; è l’esito dell’espansione degli impianti fotovoltaici e di parchi, oasi e aree protette e della recinzione delle monocolture di noccioleti, che è necessario difendere dai danni da ungulati.
Per motivi economici si chiede inoltre di «valutare [l’introduzione] dell’Atc unico in alcune province del Lazio». Si tratta però d’una richiesta problematica; già nel 2016, interpellata sulla legge regionale della Toscana, la Corte costituzionale stabilì infatti che le dimensioni degli Atc debbano obbligatoriamente essere subprovinciali.
Ci sarà però di sicuro modo di parlarne se gli uffici regionali accoglieranno la richiesta d’incontro del presidente regionale Fidc Aldo Pompetti.
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