Per tentare di mettere i calendari venatori in sicurezza dai ricorsi la maggioranza ha presentato due emendamenti al decreto Asset.
Il vettore è lo stesso con cui tenta di circoscrivere l’applicazione del regolamento europeo sulle munizioni in piombo, e identici i firmatari (De Carlo, Nocco, Sigismondi e Pogliese per Fratelli d’Italia, Bizzotto, Cantalamessa, Minasi, Potenti e Germanà per la Lega): per cercare di mettere in sicurezza i calendari venatori e ridurre l’impatto dei ricorsi delle associazioni animaliste la maggioranza ha infatti presentato due emendamenti identici (11.0.27 e 11.0.28) al decreto Asset, con l’intenzione di modificare l’articolo 18 della legge sulla caccia, la 157/92.
La parte più rilevante è la sparizione del riferimento all’Infs, ora Ispra, e al suo parere preventivo; il comma 1 dell’articolo 18, quello che stabilisce le date d’apertura e chiusura a ogni specie, è definito non più «modificabile», ma «da rispettare»; e salta il riferimento esplicito all’arco temporale massimo, quello che in caso di preapertura obbliga ad anticipare la chiusura della caccia per un periodo equivalente.
La maggioranza intende inoltre modificare anche la procedura di discussione dei ricorsi. In caso d’impugnazione con richiesta di sospensione cautelare, si prevede infatti che il Tar accerti innanzitutto che il contraddittorio sia completo; e qualora rilevi profili di fondatezza e «pregiudizio grave e irreparabile» che fissi la discussione di merito alla prima udienza disponibile una volta che siano trascorsi trenta giorni. I termini restano i medesimi qualora il Tar debba pronunciarsi su un ricorso cautelare che, ribaltando la sentenza di primo grado, il Consiglio di Stato ha accolto in appello.
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