Caccia Magazine n.10 ottobre 2022: la caccia chiama, la politica non ascolta
Caccia Magazine n.10 ottobre 2022: l’editoriale – Per capire che la caccia resta un argomento scomodo, quasi indigesto, per la classe politica italiana non dovevamo certamente attendere la campagna elettorale che ha riempito le pagine dei quotidiani e i talk televisivi in pieno periodo estivo. Quindi non ha suscitato alcuna sorpresa vedere che, nella sessantina di giorni tra la caduta del governo presieduto da Mario Draghi e la data delle elezioni politiche, l’argomento caccia ha finito per essere marginale.
Fanno eccezione Movimento 5 Stelle, guidato da Giuseppe Conte, e Verdi-Sinistra italiana dei gemelli diversi Bonelli-Fratoianni. Tutti vorrebbero arrivare all’abolizione della caccia: i primi abrogando l’articolo 842 del codice civile, quello che consente ai cacciatori d’accedere ai terreni privati; l’ala sinistra della coalizione elettorale creata dal segretario Pd, Enrico Letta, vorrebbe l’abolizione, ma anche introdurre limiti all’importazione dei trofei di caccia, incrementare l’estensione delle aree protette, gestire le specie alloctone e invasive soltanto con sistemi incruenti.
Ovvio, qualcuno obietterà: con la guerra alle porte dell’Unione europea, la drammatica crisi energetica che sta colpendo milioni di italiani e alcuni strategici distretti industriali del nostro Paese, mica c’era lo spazio per occuparsi di quella scocciatura che è la caccia. Forse è vero. Però, la campagna elettorale non è stata soltanto guerra e prezzo del gas: ci sono state schermaglie destra-sinistra sui diritti della comunità Lgbtqi+; sul problema dell’immigrazione; così come sui cambiamenti climatici.
Poca caccia nei programmi elettorali
Soltanto la preoccupante e crescente presenza dei cinghiali nei centri urbani, i danni che la fauna selvatica procura all’agricoltura e la peste suina africana hanno trovato spazio nei programmi elettorali di alcuni movimenti. La Lega di Matteo Salvini è andata oltre, arrivando anche a proporre una modifica della legge 157/92 senza peraltro specificare alcunché. Forse perché tanti sono stati gli appelli di cittadini, in particolare quelli della Capitale, toccati nella quotidianità. Per risolvere questa piaga nei mesi scorsi qualcuno, senza lo spauracchio del voto, aveva timidamente cercato di far capire che un intervento dei cacciatori avrebbe potuto essere decisivo per gestire, contenere o debellare definitivamente situazioni che, in alcune zone, sono diventate palesemente insostenibili. In queste settimane l’argomento è stato abilmente congelato.
Interessante sarebbe stato anche capire bene che cosa pensano le forze politiche in campo, in particolare quelle che hanno concrete chance di insediarsi a Palazzo Chigi, sul ruolo che potrebbero avere i cacciatori nella gestione dell’ambiente, altro tema di tendenza. E siccome mi interessa che questo aspetto piuttosto che nelle promesse elettorali rientri tra gli atti concreti del nuovo governo che si formerà dopo il 25 settembre, voglio condividere l’appello lanciato alle forze politiche dalla cabina di regia delle associazioni venatorie riconosciute (Federcaccia, Libera caccia, Enalcaccia, AnuuMigratoristi, Italcaccia) insieme al Cncn (Comitato nazionale caccia e natura).
Per un confronto costruttivo
A chi sarà chiamato a guidare il nostro Paese chiedo “la disponibilità a un confronto serio e costruttivo sui temi della conservazione e della valorizzazione della biodiversità, basato su un uso consapevole e sostenibile delle risorse naturali”; perché “l’attività venatoria è basata sull’utilizzo di risorse naturali rinnovabili, scientificamente orientato, regolato da norme nazionali e internazionali che garantiscono la sostenibilità del prelievo e la conservazione delle specie nel loro complesso e non solo quelle oggetto di prelievo. I cacciatori possono giocare un ruolo fondamentale nel monitoraggio delle specie selvatiche, nella gestione del territorio e nel contenimento delle specie alloctono e di quelle opportuniste, lavorando al mantenimento e al miglioramento dell’ambiente e della biodiversità”.
Un invito last minute lo voglio rivolgere anche ai cacciatori: nel segreto dell’urna tenete a mente quei politici che la caccia la vorrebbero morta.
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