Il governo Draghi impugna parte della legge che regola la caccia in Liguria. Nel bersaglio il modo in cui si calcola la durata della stagione?
Cambia il governo, non le abitudini: il consiglio dei ministri tenta di intervenire sulla caccia in Liguria impugnando la legge regionale 32/2020. Nel bersaglio c’è l’articolo 29, l’unico che interviene sulla materia. Da lì bisogna andare a tentoni, visto che il comunicato stampa di fine riunione non regala dettagli. Però ci si arriva con una certa verosimiglianza. I primi due commi aumentano i controlli per l’impiego di richiami vivi, gli ultimi due hanno a che fare con correzioni formali.
Senza nessuna pretesa di ufficialità è molto probabile che il comma contestato sia il terzo, che interviene sul calcolo dei periodi di caccia. Nella legge regionale sulla caccia ora infatti si legge che “per arco temporale massimo [di caccia a una specie] si intende il numero complessivo di giornate fruibili nel corso dell’intera stagione venatoria”; e dunque il numero effettivo, non l’intero periodo. E poi che “il divieto temporaneo di caccia a una specie sospende il decorrere dei termini contenuti nell’arco temporale massimo. Tale periodo di sospensione della caccia non deve necessariamente collocarsi all’inizio o al termine della stagione venatoria”.
Sulla questione dovrà esprimersi ora la Corte costituzionale che in passato è già stata molto chiara sullo spirito della legge quadro: per calcolare la durata della stagione e l’eventuale compensazione della preapertura conta l’intero periodo, non le singole giornate. È vero peraltro che dieci giorni fa sul controllo faunistico è arrivata una sentenza interpretativa, di segno diverso rispetto al passato. Ma correre ha poco senso: prima bisogna almeno capire nel dettaglio i termini della controversia.
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