Arcicaccia esprime il proprio disappunto per il ddl che riforma la gestione della caccia in Campania.
Non più diciannove ma dieci componenti per il consiglio direttivo di ogni Atc, e non più la presenza sicura di tutte le associazioni venatorie: la settima commissione ha approvato la legge che riforma la caccia in Campania e, in attesa della discussione in aula, Arcicaccia esprime tutta la propria insoddisfazione.
Nel frattempo Guglielmo Storti, presidente dell’Atc Salerno, ha inviato alla Regione una lettera aperta in cui manifesta un generale disappunto e auspica una nuova rotta. La modifica, si legge, di fatto penalizza chi, tra associazioni venatorie, ambientalisti e agricoltori, annovera un numero minore di iscritti. Così però si rischia di ridurre la partecipazione del mondo associativo e di non rappresentare “le plurime esigenze” del territorio. Oltre a due componenti di nomina politica, del nuovo comitato di gestione entrerebbero a far parte tre agricoltori, tre cacciatori e due ambientalisti – uno per ogni associazione, con priorità per quelle con il maggior numero di iscritti nel territorio dell’Atc.
Chi chiede di fermare il treno mostra dunque una sensibilità analoga a quella della cabina di regia toscana.
Le altre novità della nuova legge sulla caccia in Campania
La riforma degli Atc non è l’unico tema su cui si snoda il disegno di legge. Si specificano infatti le specie utilizzabili come richiami vivi d’allevamento (solo allodola, cesena, tordo bottaccio, tordo sassello, merlo, pavoncella e colombaccio, derivati di allevamento del piccione selvatico e del germano reale). Poi si stabilisce che ogni zona di ripopolamento e cattura, la cui gestione è affidata all’Atc, non può essere cespugliata o boscata per più di metà della propria estensione. L’obiettivo è migliorare la gestione del cinghiale. Infine, durante la caccia da appostamento i bossoli devono essere raccolti prima che si abbandoni la postazione. Vedremo dunque che cosa deciderà l’aula del consiglio regionale.
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