Quando cacciare? Questo non è un problema che si possa risolvere tanto semplicemente o, piuttosto, dicendo che si caccia come facevano i nonni.
La caccia al cinghiale ha una poi tradizione giovane, Maremma a parte. Ma anche in Maremma la caccia al cinghiale era influenzata da altri fattori, non completamente gestionali o “sportivi”. C’era anche la fame, insomma. E parlando di fattori sportivi intendo solo quelli che fanno bella una caccia: criteri di stile, di correttezza, non necessariamente nobiliari ma ancorati piuttosto a una tradizione paesana e potremmo dire rurale.
Maremmana insomma. La caccia, come sappiamo, non è uno sport e qui il termine starebbe a indicare solo una certa eleganza; rustica e semplice, certo, ma sempre eleganza.
E chi conosce “Giornate di caccia” del marchese Eugenio Niccolini capisce benissimo di che cosa parlo.
Si cacciava in autunno e d’inverno, in poche parole. E così si fa oggi. Sto affrontando il problema della braccata. E per chi parla ancora di battuta, vorrei che al mio posto rispondesse invece il marchese Eugenio: una battuta ai cinghiali significherebbe trattarli come se fossero dei “borghesissimi fagiani”. Braccata diciamo, allora, perché i segugi braccano. E battuta perché sono i battitori i primi protagonisti.
Devo parò fare un preambolo, che credo indispensabile. Se si parla di braccata è importate farlo in modo laico e non esageratamente critico ovvero, mediante l’opposto estremismo, con rispondere con toni offesi, senza accettare nessun rilievo. Per proteggerla comunque, senza se e senza ma. Quanto a me, ho cercato sempre di essere imparziale anche come dovere professionale, se pure non sono di certo equidistante, vista la mia predilezione per la caccia selettiva. Ma anche questa ha ombre, oltre alle luci e bisognerà affrontarla. In altre pagine.
Detto questo, veniamo al periodo migliore per la braccata. In passato tutte le forme di caccia dotate di norme non esclusivamente economiche o predatorie si basavano su una regola principale: quella di non accentuare troppo il vantaggio del cacciatore sulla preda. La supremazia infatti ci sarà sempre e non può essere eliminata. Ma è giusto e bello concedere una via di scampo all’animale ed è per questo che si parla di caccia come nobile arte. Non è mattanza, non è massacro.
Ovviamente questa regola partiva soprattutto da necessità umane e della biologia del selvatico poco ci si curava. E altrettanto poco si sapeva, se non quanto serviva alla prassi. Dunque una sorta di codice della braccata, come nobile arte: non si cacciavano gli striati, non si sparava alle femmine palesemente incinte. Un vero cacciatore prendeva gli adulti, i soggetti che si potevano difendere. E il balzello, l’aspettare un cinghiale di notte o quasi, alla pastura, veniva visto piuttosto come un atto prossimo al bracconaggio e tutto sommato non molto elegante. Parlo del passato, ripeto.
Ma le necessità umane erano anche quelle di poter utilizzare i periodi morti per la fatica dei campi, di utilizzare in modo previdente i selvatici senza lasciarli cucinare al sole, coperti di mosconi, di non fiaccare completamente i cani in torride giornate estive. La cattiva stagione, per andare bene a caccia.
I mesi della caccia
Dunque, inverno e autunno. Per di più in questi mesi la selvaggina è matura e la caccia è più giustificabile: un frutto si coglie quando è ben sviluppato, non troppo presto o troppo tardi.
I calendari venatori sono stati redatti sulla base di questi principi. Oggi per di più ci sarebbe anche la necessità di ridurre l’impatto della caccia e delle braccate nel periodo in cui il turismo, la raccolta dei funghi e delle castagne sono particolarmente intensi.
Dunque una prova che è necessario escludere non solo l’estate ma anche il mese di settembre, il punto di viraggio fra la bella stagione e quella colorata, l’autunno.
Veniamo all’oggi. Su 21 Regioni – Province autonome, in sette di queste la caccia in braccata va dal 1° novembre al 31 gennaio. In altre sei, dai primi di ottobre o quasi sino a dicembre. A settembre iniziano tre, con date variabili e una persino il 1° settembre – il Friuli Venezia Giulia – ma nell’arco dei novanta giorni concessi, a seconda delle decisioni del distretto, che federa diverse riserve comunali. La Toscana e le Marche hanno date diverse per ciascuna provincia, ma non iniziano mai prima del 7 ottobre. Una Regione, il Molise, inizia il 14 ottobre. Il Veneto ha un piano speciale e il Trentino non ha caccia ma solo controllo. La Val d’Aosta è la più restrittiva: un mese e mezzo, dal 12 dicembre.
Ancora: Piemonte e Lombardia possono però, a seconda delle province, iniziare in novembre e terminare a gennaio. Una curiosità: il calendario regionale della Basilicata dice che la munizione senza piombo è obbligatoria.
Aspetti fondamentali
La biologia è stata solo recentemente presa in considerazione, a fini dei periodi di caccia. Diciamo solo negli ultimi vent’anni abbiamo avuto maggiori informazioni e quindi sappiamo di più. E che cosa ci dice appunto la scienza?
In primo luogo dice che è preferibile non cacciare durate il periodo degli amori. E vale per tutte le specie. Più di danni veri e propri si parla di probabili inconvenienti, una questione è abbastanza logica da comprendere ma che fa a pugni, a volte, con la tradizione.
Ma non è possibile rispettare piattamente la biologia, se vogliamo proseguire con la gestione venatoria.
Rispettarla del tutto, senza nessuna deviazione, significherebbe smettere di cacciare e quindi un compromesso è indispensabile, a meno di rinunce tanto dolorose quanto poco proponibili.
Tuttavia non occorre essere così drastici. Basterebbe, quanto meno, tener presenti le necessità biologiche delle diverse specie, il loro andamento stagionale e negli anni: questo sì! E sarebbe anche obbligatorio. Nella braccata al cinghiale il problema non è da poco perché con una gravidanza di 114 – 120 giorni e nascite in genere (diciamo soprattutto) primaverili si caccia nel pieno degli amori.
È chiara una sovrapposizione degli amori con il periodo centrale della caccia, in braccata. E tutte le Regioni e Province cacciano in novembre e dicembre.
Che fare, allora? Per il momento, proprio nulla. Ragionarci, in primo luogo e considerare che anche le tradizioni vanno rispettate e che della socialità si deve sempre tener conto. Ne riparleremo, dunque.