La caccia di selezione da appostamento, sebbene, in teoria, presenti meno difficoltà di altre cacce, necessita di numerose conoscenze, cautele e precauzioni, da mettere a frutto soprattutto nelle fasi di sopralluogo e preparazione del sito.
Lo ammetto. Quando si parla di caccia a volte sono insopportabilmente spigoloso e incapace di mediare. Pretendo di andare a caccia dove e quando voglio io, con le persone che ritengo piacevoli e nei modi che piacciono a me. Probabilmente è la ragione per cui tendo, quando posso, a evitare la caccia da appostamento. Non perché la ritenga non degna di considerazione dal punto di vista etico o metodologico. Anzi, si tratta probabilmente della modalità in cui la conoscenza e il sicuro riconoscimento del selvatico da un lato e un tiro meditato e in sicurezza dall’altro danno le maggiori garanzie di buona riuscita.
Al di là delle mie personalissime preferenze, la caccia di selezione da appostamento è una pratica appassionante e oggettivamente a volte necessaria, in ragione delle particolarità ambientali presenti nel caso concreto. È evidente, ad esempio, che un bosco fittamente vegetato in stagione estiva o un terreno particolarmente rumoroso (foglie, rami) in quella autunnale possono rivelarsi del tutto controproducenti per la cerca, impedendoci la visuale anche a breve raggio e rendendo oltremodo rumorosi i nostri movimenti.
Inoltre, nei casi (in particolare nella caccia all’estero) in cui il cacciatore per forza di cose non conosce nei dettagli il terreno e spesso non può contare su una permanenza sufficientemente lunga per farsi un’esperienza, è inevitabile doversi affidare a guide o cacciatori esperti che siano in grado di conoscere le specifiche caratteristiche dell’ambiente e degli animali. In tali casi, a meno di non raggiungere una sintonia e un feeling venatorio con la nostra guida tale da consentire una caccia alla cerca, spesso ci verrà offerta la possibilità di insidiare la nostra preda da altana.
L’importanza della preparazione del sito
L’approccio a questa pratica venatoria è ovviamente diverso a seconda del tipo di appostamento. Tratto comune di tutti è però l’assoluta necessità di conoscere, tramite precedenti sopralluoghi, anche ripetuti, il luogo preciso in cui l’appostamento è (o sarà) collocato. Ciò soprattutto per valutare se si tratti, in funzione delle condizioni, di un luogo favorevole al transito e alla sosta dei selvatici. È evidente, infatti, che particolari situazioni climatiche (eccessiva afa o, al contrario, precipitazioni abbondanti oppure particolare penuria di nutrimento) possono rendere infruttuoso un appostamento anche se in genere ben frequentato dagli animali.
Gli accessi precedenti all’uscita di caccia sono molto importanti anche per altre ragioni. Prima di tutto per impratichirsi con l’itinerario di avvicinamento. Questa fase infatti, spesso poco valorizzata, è però quella che può determinare l’esito dell’azione. Capita spesso, infatti, di dover attraversare, per raggiungere la nostra postazione, aree anch’esse frequentate da selvatici. Sarà allora opportuno condurre l’avvicinamento in assoluto silenzio, eventualmente rimuovendo in precedenza ramaglie o ostacoli rumorosi, e iniziando a renderci conto sia della direzione del vento, per valutare i nostri successivi movimenti, sia di eventuali recenti segni di presenza (impronte, fregoni, fatte) che ci possano suggerire il comportamento delle prede. Inoltre, conoscere bene il nostro appostamento quanto a visibilità e caratteristiche ci consentirà di minimizzare il disturbo, sia nella fase di accesso sia in quella di attesa.
Le varianti costruttive di un appostamento sono pressoché infinite; può innanzitutto trattarsi di una postazione temporanea o permanente.
Capanni, postini e tree stand
Nel caso dei capanni, si tratta di ripari a terra non fissi e stabili, approntati nell’imminenza dell’uscita di caccia e costituiti solitamente da materiale vegetale (eventualmente integrato con ripari artificiali) che nasconde una seduta più o meno rudimentale e una o più aperture in direzione del luogo dove è probabile il passaggio del selvatico. La temporaneità della costruzione può essere più o meno prolungata; in linea di massima sarebbe assolutamente consigliabile predisporre il tutto almeno qualche giorno prima della caccia, anche e soprattutto per abituare i selvatici a quello che comunque è un piccolo mutamento del paesaggio abituale. Ciò è ovviamente possibile solo dove la normativa vigente lo permette e allorquando il proprietario del terreno lo consenta.
Attenzione, inoltre, al materiale con cui verrà approntata la postazione; anche in questo caso vi sono infatti alcuni divieti di legge, su cui è bene informarsi, per quanto riguarda il taglio e l’utilizzo ai nostri fini della vegetazione arborea. Il progresso ci aiuta comunque anche in questo campo; esistono in commercio piccoli appostamenti in materiale sintetico, simili a parate sorrette da paletti o a piccoli igloo coperti, spesso con colorazione mimetica, che hanno un minimo ingombro e possono essere trasportati e montati molto rapidamente, oltretutto senza necessità di ulteriori interventi sul campo.
Vantaggi immediati
I piccoli appostamenti “pronti all’uso” presentano il vantaggio di immediato utilizzo (anche se sarebbe sempre consigliabile preparare il sito qualche giorno prima) e di poter essere rapidamente trasportati ed eventualmente spostati in caso di necessità. Purtroppo, si prestano a essere oggetto di furto, qualora lasciati più giorni in loco e inoltre, essendo costruiti in tessuto, spesso non possiedono un valido appoggio per l’arma, per cui sotto tale aspetto sarà necessario arrangiarsi.
Molto validi sono anche i tree stand di provenienza anglosassone; si tratta in sostanza di sedute in metallo leggero munite di una piccola scala a pioli di accesso, da appoggiare e fissare agli alberi in posizione sopraelevata. Oltre a essere meno percepibili (dall’alto) dagli animali, possiedono spesso un valido punto di appoggio, ma risentono anch’essi del rischio di furti e talvolta sono un po’ macchinosi e rumorosi da montare, soprattutto in condizioni di scarsità di luce.
Appostamenti fissi: un vero e proprio universo
Le due grandi categorie in cui si suddividono gli appostamenti fissi, molto diffusi nel nostro Paese ma ancor più nell’Europa centrale, sono: appostamenti a livello terreno o di poco sopraelevati, costituiti da un appoggio per la seduta e uno spazio anteriore dedicato ad arma e attrezzatura (detti postini) e le vere e proprie altane poste su pali ad altezza variabile, alle quali si accede tramite una scala. All’interno di tali tipologie, le caratteristiche possono poi variare enormemente. Lo spazio superiore può essere scoperto o coperto e l’intera costruzione può essere delimitata da pareti e avere un numero variabile di aperture o finestre.
Si spazia quindi da altane rudimentali costituite da una scala a pioli e un panchetto con un semplice appoggio anteriore, a veri e propri vani chiusi (visti personalmente in Romania in zona di caccia all’orso) completi di branda e dispensa, oltre che di finestre a tenuta per evitare la dispersione di odori.
Evidentemente, trattandosi di postazioni fisse, per queste strutture è quasi sempre necessaria l’autorizzazione dei proprietari dei terreni, ma a meno di ipotizzare un’autocostruzione da parte del cacciatore, tali incombenti saranno già stati effettuati dal titolare della zona di caccia. In particolare, le altane sopraelevate hanno l’enorme vantaggio di rendere meno evidente la presenza del cacciatore, sia sotto l’aspetto olfattivo (l’impronta odorosa dell’uomo si muoverà col vento parecchi metri sopra al terreno, con minori possibilità di essere percepita dal selvatico), sia a livello visivo. Chiunque sia stato in altana sa che a volte capita di avere animali anche a brevissima distanza che si guardano intorno, ma che evitano (non essendo nel loro istinto) di guardare verso l’alto, a livello dell’altana.
Giusti comportamenti
Vediamo ora il comportamento da tenere durante le attese (spesso lunghe) da passare nel nostro appostamento. Dopo aver raggiunto, con largo anticipo e in perfetto silenzio, il nostro postino o altana, sarà innanzitutto necessario organizzare l’attrezzatura in modo da averla a portata di mano rapidamente e comodamente. Quindi, l’attrezzatura ottica (binocolo, telemetro, spektive) non va a tracolla poiché potrebbe subire urti, ma deve essere appoggiata vicino a noi in modo da poter essere afferrata e utilizzata in perfetto silenzio.
È buona norma, appena giunti sul posto (soprattutto se non conosciamo la zona) procedere a una misurazione preventiva con il telemetro di tutta l’area visibile, in modo da avere un’idea quantomeno sommaria delle distanze a cui avvisteremo eventualmente i selvatici, ed effettuare una panoramica col binocolo per capire da eventuali segni (tracce, trottoi) quale sarà la presumibile direzione di arrivo degli animali.
L’arma andrà tenuta in posizione stabile e in piena sicurezza (sicura inserita o, ancora meglio, cartuccia nel serbatoio) in modo da essere già in posizione prossima a quella di tiro, senza ulteriori movimenti e brandeggiamenti. A ciò possono servire lo zaino o un apposito appoggio, anche improvvisato (un cuscino, un indumento o una coperta ripiegati) in modo da ottenere una superficie morbida in grado di accogliere la carabina ed evitare vibrazioni al momento della fucilata.
Qualora lo spazio sia esiguo e non consenta di impostare da subito l’arma, conviene appoggiarla in verticale nell’altana, avendo però l’accortezza di fare un paio di prove di imbracciata in bianco per essere sicuri di non causare fruscii o rumore molesti.
L’importanza dell’appoggio
Ancora più determinante è però l’appoggio stabile del cacciatore stesso. La postazione e la seduta devono essere confortevoli, adatte anche ad attese molto lunghe e prive di elementi rumorosi.
Fondamentale (anche se trascurata da molti costruttori di altane) è la possibilità di appoggio del gomito in fase di tiro, in quanto assolutamente determinante per la stabilità e la precisione. Soprattutto quando avremo più di una apertura nell’appostamento (con conseguente possibilità di sparo in diverse direzioni) è necessario verificare che in ogni direzione vi sia un supporto che possa sorreggere il gomito del braccio forte (quello che stringe l’arma e tira il grilletto) fornendo stabilità a tutto l’insieme. Se dovesse mancare, si può sopperire con una assicella di legno o un bastone, da appoggiare in trasversale nell’appostamento a questo scopo.
Concentrazione e tanta pazienza
Una volta sistemata l’attrezzatura, si tratta di gestire l’attesa a volte per diverse ore. Importante mantenere il più rigoroso silenzio ed evitare movimenti bruschi (è meglio, a questo scopo, scegliersi da subito una posizione comoda e naturale), ma anche avere un comportamento attivo e non distratto; come si dice spesso, la fortuna è cieca ma la sfortuna ci vede benissimo. Quindi potete essere quasi certi che un minimo istante di distrazione, di sonnolenza, di movimento maldestro, coinciderà con l’unica occasione propizia dell’uscita, quindi occorre sempre massima attenzione.
La costante concentrazione sull’ambiente circostante, oltre a essere un piacevole diversivo e darci la possibilità di fare qualche piacevole osservazione naturalistica, può fornire anche numerosi indizi: rumori improvvisi, spostamenti di uccelli o altri piccoli animali, possono essere il segnale dell’avvicinarsi di altri selvatici, tra cui quelli insidiati, per cui anche tale aspetto deve essere considerato.
Ci vuole fortuna
Se la fortuna sarà propizia e ci si presenterà il selvatico giusto, ricordiamo sempre che questo è l’istante in cui tutto si decide, nel bene e nel male; un movimento o un rumore di troppo quasi sicuramente ne causeranno la fuga. Massima calma e concentrazione, quindi, sia nell’osservazione attenta dell’animale per essere sicuri che coincida con quello assegnatoci, sia nella preparazione al tiro; ricordiamo sempre, nonostante l’inevitabile emozione, di disinserire la sicura ed eventualmente armare lo stecher soltanto immediatamente prima di sparare, per la sicurezza nostra e degli altri.
Ricordiamo anche che, se l’animale è tranquillo, difficilmente si allontanerà nell’immediato e quindi non serve avere fretta; viceversa, se dà segnali di nervosismo, è assolutamente imperativo mantenere l’immobilità e il silenzio per farlo calmare. Di conseguenza sono assolutamente da evitare tiri azzardati o, peggio, su animali in movimento.
In definitiva, la caccia di appostamento è una sorta di complicato mosaico che è necessario saper conoscere, tassello per tassello, e saper costruire con attenzione, per ottenere un risultato positivo.
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