La caccia alle cornacchie va sempre più diffondendosi, forse perché questi corvidi sono specie abbondantissima e ubiquitaria e, forse, anche per il guanto della sfida che lanciano al cacciatore con la loro proverbiale diffidenza.
Saranno un po’ sgraziate, il loro verso di richiamo non sarà certo il più melodioso che madre natura abbia creato, fungeranno pure da spazzini mangiatutto, però non si neghi che le cornacchie (grigie Corvus corone cornix e nere Corvus corone corone) e tutti i corvidi esercitino un fascino particolare su di noi grazie alla loro spiccata intelligenza e alla capacità di apprendimento, degne dei più evoluti mammiferi.
Sono uccelli, indubbiamente, ma dimostrano attitudini superiori a moltissime altre specie piumate, che li rendono estremamente adattabili anche perché non specializzati e, perciò, non legati strettamente a un solo tipo di habitat, né tantomeno a una sola fonte alimentare. Con sole pochissime eccezioni come il corvo imperiale, Corvus corax, che non può fare a meno della montagna o la ghiandaia, Garrulus glandarius, che necessita di ampi boschi.
Specie di grande interesse venatorio
I cacciatori le conoscono bene per la loro scaltrezza e inavvicinabilità, supportate anche da una vista acutissima e dalla saggia abitudine di disporre sempre almeno una sentinella in postazione elevata, a tranquillità della colonia o del gruppo durante la ricerca del cibo, che avviene quasi sempre a terra.
Tutte queste loro caratteristiche, rendono, in particolare la cornacchia grigia e quella nera, specie invasive e opportuniste. L’unica possibilità, quindi, per chi voglia abbatterne qualcuna è quella dell’attesa dentro un capanno perfettamente mimetizzato, su di un sito di pastura e con un gioco ben organizzato a fungere da allettamento.
Una caccia d’attesa
Da qualche anno in qua, la caccia alle cornacchie va sempre più diffondendosi, forse perché questi corvidi sono specie abbondantissima e pressoché ubiquitaria e, forse, anche per il guanto della sfida che, seppur inconsapevolmente, lanciano al cacciatore con la loro proverbiale diffidenza.
Ne viene eliminato un certo numero soprattutto dove esistono i piani di controllo o contenimento approvati dall’amministrazione competente per cercare di arginarne numero e diffusione, dato l’impatto che provocano sia sull’agricoltura che sulle altre specie. Piani che di norma si attuano sia col trappolaggio che con lo sparo.
La caccia alle cornacchie si svolge esclusivamente da capanno temporaneo. Come in tutte le cacce d’attesa, è fondamentale la scelta del posto dove piazzare l’appostamento, così come è poi importantissimo costruire un capanno a regola d’arte, che si confonda con l’ambiente circostante, nonché altrettanto importante, durante l’attesa, è praticare un religioso silenzio e limitare al massimo i propri movimenti, riservandoli all’istante in cui si dovrà scattare in piedi imbracciando il fucile.
La scelta del sito d’appostamento
Innanzitutto, la premessa è l’effettuazione di sopralluoghi per prendere visione della situazione e cercare di comprendere le abitudini dei selvatici.
I siti migliori in assoluto sono infatti quelli di pastura, ossia dove le cornacchie vanno ad alimentarsi: prati di fresco taglio, stocchi di mais e altri residui colturali, appezzamenti appena arati o acquitrinosi. I campi subito dopo la semina sarebbero ancor meglio, ma, essendo colture in atto, la caccia vi è vietata. In subordine, possiamo scegliere un terreno situato lungo una linea di affilo, cioè sorvolato dagli uccelli che si involano dai dormitori notturni o al contrario da quelli che fanno ritorno al dormitorio. Nel primo caso le ore di caccia saranno mattutine, nel secondo pomeridiane.
Tuttavia, l’esperienza condivisa con molti altri appassionati, consiglia di privilegiare la prima parte della giornata, sempre per il fatto che, dopo la notte, gli uccelli hanno l’unico obiettivo di nutrirsi e quindi un sito dove possono alimentarsi sarà sempre vincente.
Per quanto possibile, infine, si eviti il piazzamento vicino ad alberi alti e svettanti, perché le cornacchie spesso li sceglieranno come posatoio per esaminare il gioco prima di calarvi, avendo in tal modo la possibilità di notare qualche dettaglio fuori posto o addirittura un nostro movimento, eventualità che le farebbe immediatamente allontanare.
Mimetismo d’obbligo
Scelto il posto, teniamo presente la necessità di un’ottimale mimetizzazione dell’appostamento, per la quale è sempre opportuno avvalersi di ripari esistenti in loco, cui pertanto gli uccelli sono abituati: siepi o cespugli cui addossare il capanno, fossi asciutti o avvallamenti del terreno, dentro i quali costruirlo.
I materiali di costruzione sono a scelta del singolo appassionato. Oggi, come in tutte le cacce da appostamento temporaneo, si impiegano in maggioranza teli e strutture artificiali, che si montano e si smontano con rapidità e che funzionano egregiamente. Nulla vieta però di avvalersi di materiale vegetale raccolto sul posto, a condizione che si tratti di essenze non protette, quindi che si possono tagliare, o di residui colturali o di avanzi di potature.
L’esperienza consiglia che il capanno non sia mai troppo grande, poiché la maggior dimensione può comunque dare esito a una struttura più evidente: ideale sarebbe un appostamento che possa ospitare non più di due cacciatori.
Il gioco di stampi
Il gioco è meglio sia fatto di stampi in penna, cioè di cornacchie imbalsamate, e conviene tralasciare le giostre del tipo di quelle da colombacci, perché il movimento innaturale, in quanto ripetitivo, insospettisce le cornacchie che tendono a schivarlo. Sono invece più efficaci quelle piccole giostre che simulano movimenti degli uccelli posati e che ondeggiano ritmicamente.
Un tocco aggiuntivo può venirci dagli esemplari abbattuti, che potremo via via aggiungere al gioco per ampliarlo e aumentarne la visibilità da sempre maggiore distanza, a patto di avere l’accortezza di posizionarli con la testa ben ritta. Basta un piccolo supporto a “y” nel cui incavo appoggiare la testa evitando che si rovesci all’indietro o di lato e lo scopo è raggiunto.
Ricordiamoci, come d’altronde in qualsiasi caccia da capanno, che nella caccia alle cornacchie gli stampi, indipendentemente dal materiale di cui sono fatti, vanno sempre orientati col becco al vento. A questo proposito, è decisivo non lasciare cornacchie abbattute che siano cadute in posizioni palesemente innaturali, ad esempio a pancia all’aria, perché hanno un effetto dirompente su tutti gli uccelli dei dintorni che si avvicinino al gioco, mettendoli in fuga.
Nelle regioni in cui sia lecito avvalersi di stampi artificiali (cioè che non siano imbalsamati) riproducenti specie non cacciabili potremo opportunamente rimpinguare il gioco con stampi in plastica o legno di storno, specie che volentieri si mescola alle cornacchie durante il reperimento del cibo al suolo e che rende ancor più allettante tutto il nostro apprestamento.
Il richiamo a bocca
Un effetto eccellente sulle cornacchie ci verrà inoltre dall’uso di un richiamo a bocca, a condizione, come sempre, che esso sia attivato a regola d’arte.
In commercio si trovano richiami di fattura industriale di buona qualità, ma stiamo notando che, ormai, vanno affermandosi degli artigiani veramente in gamba, che hanno messo in circolazione dei manufatti di ottima e fedele resa acustica, resistenti e anche esteticamente gradevoli.
Una caccia appagante
Tempo, tentativi, esperienze e scambi con gli altri appassionati, arriveranno perciò a regalarci la soddisfazione di vedere le cornacchie alla posa a pochi metri dal capanno, un fatto inaudito per chi è abituato a vederle volare via a distanza siderale. Insomma, una forma di attività venatoria appagante in quanto parecchio stimolante l’ingegno del cacciatore.
Il solo difetto è la scarsa, se non quasi nulla, appetibilità delle carni di questo volatile, benché ci siano persone che dimostrano di apprezzarle (ma sono poche).
La caccia alle cornacchie va infatti soprattutto intesa come contributo a calmierare la quantità di questi gracchianti uccelli che, pur avendo il proprio ruolo nella comunità faunistica dei nostri territori al pari di tutte le altre specie selvatiche, spesso si fanno un po’ troppo invadenti e pericolosi poiché raggiungono densità di popolazione veramente elevate.
Si tratta di specie il cui prelievo venatorio è consentito per la durata dell’intera stagione e per le quali i limiti di carniere individuali sono tutt’oggi piuttosto elevati. Il consiglio è, quindi, di cercare di approfittarne, sia per il gusto che deriva al cacciatore da un’azione venatoria impegnativa, sia per la consapevolezza di aver fatto qualcosa di buono a favore dell’equilibrio faunistico.
Puoi leggere l’articolo completo sulla rivista Caccia Magazine luglio 2020, in edicola. Scopri le ultime news sul mondo venatorio e leggi altri articoli dedicati alla caccia sul sito Caccia Magazine.