Due giorni di caccia all’alce, il più grande tra i cervidi del nostro continente, è stata l’occasione che ha permesso a un ristretto numero di giornalisti europei di testare le nuove munizioni convenzionali Norma BondStrike. Adatte sì all’alce ma anche a tutti gli altri selvatici europei.
Norma nasce in Norvegia, a Oslo, nel 1895 grazie alle intuizioni balistiche di Ivar Enger. Nel 1902 si sposta a Åmotfors, in Svezia, dove l’attività prosegue grazie al lavoro di una operaia e 2 semplici macchinari. La pietra miliare del marchio che diventerà un punto di riferimento nel segmento del munizionamento sportivo e da caccia (e della relativa componentistica) viene posta nel 1911, con la nascita del primo stabilimento industriale, cui nel tempo si affiancano numerose altre costruzioni. La storia prosegue con un susseguirsi di fasi di consolidamento e rapide fughe in avanti che porteranno Norma a sviluppare competenze nel settore del munizionamento civile e successivamente ad aprirsi all’export. Del 2002 è l’acquisizione da parte di Ruag, il gigante svizzero del munizionamento, che nel 2017 ha totalizzato vendite per 397 milioni di franchi svizzeri (il bilancio consolidato del gruppo, che include altre attività in campo civile e militare, sfiora i 2 miliardi).
Con Ruag, l’azienda vedrà un ampliamento di 1.000 metri quadrati dell’area produttiva. Oggi Norma – con oltre il 40% dei dipendenti che praticano la caccia o il tiro sportivo – continua a rappresentare l’eccellenza nel settore civile, sia in termini di munizionamento finito sia di componentistica, con una produzione che si attesta su 35 milioni di palle, un numero pressoché identico di cartucce finite e addirittura 65 milioni di bossoli, considerati tra i migliori al mondo.
L’azienda si avvale di linee di produzione estremamente flessibili, dedicate ciascuna a uno specifico gruppo di calibri, che permettono la variazione quasi istantanea tra calibri omogenei, processi di controllo-qualità particolarmente accurati (dispone di 2.500 strumenti per la misurazione di quote e tolleranze) e la realizzazione interna di tutti gli strumenti impiegati in produzione. Attualmente l’offerta copre un totale di 120 calibri che, considerando le diverse palle utilizzate, producono oltre 400 varianti di munizioni. Novità per il 2019 sono i caricamenti nei calibri 6 mm Dasher, .284 Winchester, 6 mm Creedmoor e 6,5 mm SAUM.
Una manodopera super specializzata, processi di controllo molto accurati e, soprattutto, una produzione che si avvale di tolleranze estremamente ridotte, hanno lo scopo di ridurre al massimo le differenze prestazionali tra cartucce di lotti differenti, quella che possiamo a buona ragione considerare la frontiera di una vera produzione di qualità.
Le palle, appunto
Mentre un tempo tanto il marketing quanto la percezione da parte del pubblico considerava la munizione nella sua complessità, oggi tutta l’attenzione è riposta nel proiettile. Il responsabile, evidentemente, degli esiti balistici terminali. Domanda e vendita sono guidate da questo specifico componente e giocoforza tutti i produttori hanno spostato su questo campo la competizione commerciale. Se vogliamo si tratta di una semplificazione (bossoli, polveri, inneschi, procedure d’assemblaggio mantengono un ruolo cruciale nella determinazione della funzionalità del proiettile) che, allo stato dell’arte, rappresenta però il terreno di scontro tra filosofie di caccia e preferenze personali. Insomma, nella percezione comune meriti e demeriti in termini di precisione e letalità di una cartuccia vengono unicamente ascritti al componente che attinge il selvatico. Considerazione in larga parte condivisibile ma che sottende una semplificazione concettuale. Ma tant’è, tutti gli attori si sono adeguati, aziende produttrici in testa. Ne consegue una politica molto aggressiva per quanto riguarda ricerca & sviluppo del proiettile. Ogni produttore – e Norma non fa eccezione essendo uno dei leader di mercato – si impegna all’ideazione di nuovi articoli che vanno a saturare un mercato che offre possibilità di scelta un tempo inimmaginabili. Andando ad affiancare prodotti degnissimi di ulteriori sviluppi o di permanere in linea, come ben dimostrato proprio dall’offerta di Norma.
Ad oggi la gamma, limitatamente al settore venatorio, contempla 3 linee di prodotto:
- Norma PH, cartucce caricate con palle Norma o di produttori terzi, con caricamenti disponibili nel range di calibri che si estende dal .17 R al .458 WM,
- African PH, caricate con palle Woodleigh SN e FMJ, dal .375 H&H Mag al .505 Mag Gibbs,
- Solid, con palla di produzione propria dedicata alle cacce africane, dal 9,3×62 al .505 Mag Gibbs.
A questa offerta si affianca la linea Jaktmatch (21 calibri dal .222 R al 9,3×62) dedicata all’allenamento – specie negli shooting cinema che in nord Europa sono piuttosto diffusi – ma utilizzabile nella caccia ai piccoli predatori.
Se l’occasione dell’evento annuale dedicato alla stampa è stato giustificato dalla presentazione della terza cartuccia della gamma Strike, appartenente alla gamma Norma PH, ciò non vuol dire che i prodotti precedenti possano considerarsi sorpassati o escano di produzione. Anzi, il nuovo proiettile va ad affiancarsi a un’offerta già ampia che comprende le variazioni Plastic Tip, Alaska, Oryx, Vulkan, FMJ, Solid e le due prime proposte della gamma: TipStrike ed EcoStrike. Un totale di 8 cartucce che, tutte, presentano un proprio affezionato pubblico di riferimento, disposto a decantarne la superiorità rispetto alle altre.
Lo sviluppo di una nuova cartuccia
In Norma il processo che porta al lancio di un nuovo prodotto è lungo e complesso e si articola in 2 fasi. La prima prende le mosse dalla richiesta avanzata dal mercato o dal team dedicato al marketing quando questo abbia individuato una linea di sviluppo che possa portare a esplorare nuove frontiere della balistica. Da qui inizia l’opera di tecnici ed esperti che provvedono a individuare disegni e materiali che producono l’effetto desiderato. L’ottimizzazione del prodotto richiede tempo ed energie e, quando completato, è seguito dalla fase 2, quella della verifica strumentale dell’efficacia della soluzione individuata. Vengono testate le performance in gelatina balistica a 25, 100, 200 e 300 metri. Tremila colpi a ciascuna distanza di tiro. Altri 3.000 colpi vengono utilizzati per monitorare le performance di pressione e velocità (e la loro costanza). Infine, 1.000 colpi sparati in morsa e 100 in appoggio con un fucile da caccia devono dare indicazioni univoche sulla precisione del prodotto.
Solo quando la palla abbia affrontato e superato questi test (sono oltre 16.000 colpi) può esserne considerata la commercializzazione. Un processo, lungo e costoso, sia in termini economici sia di energie profuse.
Ed ecco la BondStrike
Il 2019 rappresenta l’occasione per presentare un nuovo proiettile convenzionale. Dopo il tradizionale TipStrike con tip arancio e il senza piombo EcoStrike con tip verde (che ne esalta anche visivamente la destinazione “biocompatibile”) è la volta del BondStrike, un proiettile bonded per ora disponibile nel solo allestimento in calibro .30 con massa di 180 grani. In questo caso il tip è di colore blu. Le sue caratteristiche prevedono un coefficiente balistico particolarmente elevato che estende in maniera sostanziale il range d’impiego. Addirittura fino a distanze che non fatico a definire siderali, 800 metri; a questo limite, infatti, Norma garantisce una velocità di 300 m/s sufficiente per la corretta espansione della palla.
Al tempo stesso, la nuova BondStrike offre livelli energetici importanti rispetto a tutta la restante produzione Norma anche a distanze ridotte. Un proiettile, quindi, che si pone come soluzione trasversale per chi si trovi nella condizione di cacciare con munizionamento convenzionale a distanze che possono variare enormemente. Da notare che l’ottimo coefficiente balistico della palla consente una traiettoria particolarmente tesa.
Attualmente l’offerta abbraccia i due calibri .30 più diffusi (.308 Winchester e .30-06 Springfield) oltre a .330 WM, .300 WSM e .300 RUM che forniscono performance balistiche anche di molto superiori.
Finalmente a caccia
L’invito ricevuto da Norma prevedeva una prima tappa allo stabilimento di Åmotfors poi due giorni di caccia all’alce tra le contee di Östmark e Torsby. Il tutto preceduto da una sessione di tiro presso il locale poligono per ottenere la necessaria abilitazione. La procedura comporta l’ingaggio di un “alce corrente” cartaceo alla distanza di 80 metri.
La caccia si è svolta rigorosamente in battuta con un limitato numero di cani gestiti dalla locale squadra di caccia. Non ho avuto purtroppo l’opportunità di sparare ma le battute sono state movimentate, come testimoniano le immagini. Sei sono risultati i selvatici abbattuti per 20 cacciatori, dimostrando l’efficacia del caricamento BondStrike già a distanze brevi su animali di mole imponente. Interessante, in particolare, il lavoro svolto dalla palla all’interno della carcassa, che non ha subito danni rilevanti.
Un dettaglio non indifferente per chi caccia per la carne. Come fanno gli svedesi ma non solo.