Chiesta una moratoria della caccia alla migratoria in quei Paesi in cui il prelievo “è diffuso, incontrollato e oggetto di commercio”.
Tra il fuori (Europa) e il dentro (Europa) rischia di non esserci confine, specie se si parla di avifauna: il modo in cui il commissario all’Ambiente ha risposto all’interrogazione di Álvaro Amaro e Marco Dreosto – sì, in effetti la caccia alla migratoria in alcuni Stati non Ue può incidere sulle misure di conservazione – rischia di produrre una serie di effetti anche sulle politiche comunitarie. Lo dimostra la lettera di Arcicaccia che ha scritto allo stesso Sinkevičius per chiedergli “una moratoria del prelievo” in quegli Stati Ue “in cui l’attività di caccia è diffusa, incontrollata e oggetto di commercio”. È necessario che tutti i Paesi membri dell’Unione “si uniformino immediatamente alle direttive europee”; e ove si incontrino resistenze, che la Commissione intervenga imponendo la sospensione del prelievo.
La conservazione delle specie selvatiche è alla base della biodiversità e non ammette deroghe. Una mossa diversa sarebbe ingiusta; in alcuni Paesi, come l’Italia, “il piano nazionale di gestione della selvaggina migratoria in sofferenza ha infatti aperto un contenzioso amministrativo che coinvolge Regioni, Stato” e cacciatori.
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