Il Tar della Toscana si è espresso sul ricorso delle associazioni ambientaliste che contestavano la data di chiusura della caccia alla beccaccia e il calcolo delle giornate di preapertura da compensare.
La caccia alla beccaccia deve chiudere il 10 gennaio. E in caso di preapertura – a tortora, colombaccio, merlo, alzavola, germano reale, marzaiola, cornacchia grigia, gazza, ghiandaia, storno – a fine stagione bisogna recuperare l’intero periodo che intercorre tra la data anticipata e l’apertura ufficiale, non le singole giornate. Il Tar della Toscana così ha deciso esprimendosi sul merito del ricorso di Lipu, Enpa, Lac, Lav e Wwf dopo la sentenza del Consiglio di Stato; oltre alla Regione, contro il ricorso si erano costituite anche Federcaccia e CCT. Ma evidentemente senza successo. È stato quindi mutilato il calendario venatorio toscano 2018/2019; soprattutto, visto che la stagione è ormai alle spalle, la sentenza vale come un monito difficilmente eludibile per il futuro.
Niente più preapertura?
È chiaro che adesso sarà difficile pensare alla preapertura, almeno per alcune specie. Per cacciare in una o due giornate a inizio settembre, si perdono quindici giorni a fine stagione. Il Tar ha dato ragione alle associazioni ricorrenti affermando che per la compensazione deve “essere sottratto l’intero periodo di tempo” tra la prima giornata di preapertura e la terza domenica di settembre, “indipendentemente dalle giornate di caccia contenute”. Conta “l’arco temporale massimo”. Perché, scrive il Tar, “la delimitazione temporale del prelievo” ha senso “solo se è riferita a un periodo complessivo, non a singole giornate di caccia isolatamente considerate”. Non c’è spazio “per interpretazioni alternative”.
Caccia alla beccaccia: una sola decade a gennaio
Non va meglio ai cacciatori di beccaccia: il termine per la chiusura indicato da Ispra è il 31 dicembre, estendibile al massimo al 10 gennaio. Diversi i motivi che hanno indotto il Tar a decidere così. Innanzitutto i key concept sulla data di migrazione prenuziale, verosimilmente anticipata dai recenti mutamenti climatici. E poi la maggior vulnerabilità della beccaccia nella seconda metà dell’inverno “in presenza di avverse condizioni” meteo. Non essendo ancora stati recepiti ufficialmente, gli studi scientifici addotti da Regione, Federcaccia e CCT non possono essere tenuti in considerazione.
C’è poco da dire, sul sentiero che porta a settembre la giunta Rossi ora ha dei bei paletti.