La Fidc Emilia Romagna istituisce una settoriale specifica per la caccia al cinghiale. Il modo in cui la presenta rischia però di riaprire il fronte con le altre forme di caccia.
Federcaccia Emilia Romagna ha deciso di dar vita a una settoriale specifica per la caccia al cinghiale. La delibera del consiglio, da attuare “con la massima urgenza”, serve a dare “visibilità e sostanza alle attività svolte dai cinghialai, rappresentare al meglio le loro esigenze e favorire una gestione faunistico-venatoria razionale ed efficace”. Il presidente della settoriale parteciperà a pieno titolo ai tavoli tecnici e politici organizzati dalla Regione.
Dopo la lunga querelle estiva, l’atto della Fidc rischia però di riaprire la discussione sul rapporto tra braccata e selezione. Non tanto per la decisione in sé, quanto per come è presentata. “I cacciatori in squadra” si legge nel comunicato “rappresentano uno strumento fondamentale per il contenimento dei danni alle colture agricole e all’ambiente”. E la loro conoscenza del territorio “è straordinaria”. Soprattutto farà discutere il passaggio successivo: nelle cacce collettive si abbatte l’80% dei cinghiali, scrive infatti la Federcaccia. Dati che i cacciatori di selezione contestano. Difficile che la nascita di una settoriale sciolga una situazione evidentemente ancora ben aggrovigliata.