La terza commissione consiliare ha approvato all’unanimità la proposta della giunta con le modifiche al regolamento della caccia al cinghiale in Umbria.
L’iter sta per completarsi: dopo aver ascoltato l’assessore Roberto Morroni e i rappresentanti di Atc e associazioni venatorie e agricole, la terza commissione consiliare ha approvato all’unanimità la proposta della giunta con le modifiche al regolamento che disciplina la caccia al cinghiale in Umbria.
Tre sono i cardini: il numero minimo per costituire una braccata scende da venti a quindici cacciatori; lo si può raggiungere anche mettendo insieme più squadre; e il numero massimo d’ospiti sale fino al 50%. L’obiettivo è evidente, aumentare lo sforzo di caccia.
In Umbria il piano straordinario predisposto dal commissario alla peste suina africana prevede infatti 44.000 abbattimenti annui, 10.000 dei quali in selezione e altrettanti nelle operazioni di controllo faunistico. È proprio sulla possibilità di raggiungere questi numeri, sui quali però la Regione non ha margine d’intervento, che Atc e rappresentanti dei cacciatori e degli agricoltori hanno espresso perplessità «stante la flessione registrata quest’anno»; per provare a ovviare, s’è ipotizzato una rotazione nell’assegnazione dei settori.
La consigliera leghista Manuela Puletti rilancia: le modifiche sono condivisibili, perché facilitano le piccole squadre; ma perché siano ancora più incisive occorre procedere a una revisione dei settori, suddividendo il territorio regionale in tre diverse aree (zone vocate, bianche, di rimozione).
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