Benelli Lupo Best Wood nasello regolabile calibro .30-06 Springfield: il test a caccia

Benelli Lupo Best Wood nasello regolabile calibro .30-06 Springfield test a caccia
© Matteo Galuzzi / Caccia Magazine

La bolt-action Benelli Lupo aumenta ulteriormente le possibilità di customizzazione grazie a una nuova versione con calcio in legno e poggiaguancia regolabile in altezza: è la Best Wood nasello regolabile, provata a caccia nell’allestimento calibro .30-06 Springfield.

Ogni anno l’apertura della caccia al capriolo maschio è un momento che attendo con grande trepidazione: è una forma di caccia cui sono molto legato, che mi ha appassionato sin dal primo M1 prelevato in Appennino e che ho avuto modo di praticare in varie regioni d’Italia e in occasione dei miei viaggi in giro per l’Europa; per pura coincidenza la mia uscita nell’azienda agrituristico venatoria Valle di Fiordimonte, in provincia di Macerata, per provare sul campo l’ultima evoluzione della Benelli Lupo, la Best Wood, coincide proprio con l’apertura della caccia al capriolo maschio.

Benelli Lupo Best Wood

È consentito prelevare anche cinghiali di ogni sesso e classe d’età, ma la mia attenzione è interamente rivolta al folletto del bosco; e Luca, il conduttore della riserva, mi assegna una zona nelle quale non ha ancora cacciato nessuno, e dove ci sono buone speranze di avvistare qualche capriolo. Il primo tentativo sarà un’uscita serale, all’aspetto, con la possibilità di uscire nuovamente la mattina seguente in caso di insuccesso.

Benelli Lupo Best Wood: precisa e personalizzata

Ho già avuto modo di provare la Benelli Lupo in diverse configurazioni e di portarla a caccia un paio di volte; tuttavia, come sempre, la preparazione in vista dell’uscita sul campo inizia in poligono, per eseguire l’azzeramento, prendere il giusto feeling con lo scatto e, prerogativa di questa carabina, per regolarla al meglio in funzione delle mie abitudini e della mia corporatura.

La nuova Lupo Best Wood nasello regolabile aggiunge un ulteriore parametro di personalizzazione ai già molti offerti di serie, vale a dire la possibilità di variare l’altezza del poggiaguancia ricercando l’allineamento ideale tra l’occhio e l’oculare del cannocchiale di puntamento.

Già per la sua particolare struttura basata su uno chassis in lega leggera, la Benelli Lupo è caratterizzata dalla presenza di calcio e asta separati; ciò ha consentito di utilizzare anche sulla bolt-action il sistema Perfect fit impiegato sui semiauto e sul sovrapposto 828 U.

Sostituendo le piastrine inserite tra calcio e chassis, infatti, è possibile ottenere fino a dodici differenti combinazioni tra piega e deviazione (avete visto il video tutorial in cui spiego che cosa sono e come si misurano?), così da adattare la calciatura alle particolarità fisiche.

Regolare il calcio

È possibile modificare anche la distanza tra pistola e grilletto con sei possibili combinazioni, oltre a variare la lenght of pull da 350 millimetri fino a 385, utilizzando distanziali spessi 12,5 millimetri. Il nasello, invece, è fissato alla pala in legno per mezzo di un semplice sistema a pantografo; e, allentando una vite Torx presente sul lato destro, è possibile sollevarlo fino all’altezza desiderata, per poi bloccarlo nuovamente agendo sulla medesima vite.

Nel mio caso, è stato sufficiente alzare il poggiaguancia di circa dieci millimetri, per trovare il naturale allineamento con lo Steiner Ranger 6 3-18×56 montato sulla slitta Picatinny presente di serie. Completo la mia personalizzazione della Lupo montando un bipiede tipo Harris, sfruttando uno dei fori predisposti per il montaggio della maglietta porta cinghia. È sufficiente rimuovere il tappino in gomma che protegge uno dei due fori presenti sotto l’asta (il terzo si trova sotto alla pala del calcio) e avvitare al suo posto lo swivel stud che serve per l’ancoraggio del bipiede.

Benelli Lupo Best Wood: la gallery fotografica

Benelli Lupo Best Wood: il test in poligono

Sulle linee del poligono Mercorelli di San Ginesio (Mc) effettuo l’azzeramento della mia Benelli Lupo Best Wood in .30-06 a 100 metri, utilizzando cartucce Sako Super hammerhead con palla di 150 grani.

La rosata ottenuta è notevole, cinque colpi in soli 17 millimetri, ben al di sopra rispetto a quanto dichiarato da Benelli, che garantisce una rosata di tre colpi in meno di un moa, poco più di 30 millimetri a 100 metri.

Poggiata solamente sul bipiede, la carabina risulta stabile; e il sistema Progressive comfort inserito nel calcio assorbe bene l’urto del rinculo. Scelgo di lasciare lo scatto monostadio sul valore di fabbrica di 1.200 grammi, anche se potrei scendere fino a 1.020 oppure salire fino a un massimo di 2.040, considerando che lo sgancio è comunque pulito e netto, senza grattare né risultare gommoso.

Il peso complessivo, che per il .30-06 è di 3.270 grammi, cui si aggiungono cannocchiale, attacchi e bipiede, rende l’arma molto stabile, senza però risultare eccessivamente pesante quando si caccia alla cerca, anche grazie a un’ottima ergonomia e a una buona distribuzione dei pesi.

Inserisco i dati relativi ad arma e cartuccia nel programma Applied ballistics del mio Leica Geovid pro 8×32, che mi fornisce i valori di caduta e le correzioni in click fino a 800 metri. A 200 metri la palla dovrebbe cadere di 10 centimetri e la compensazione sarebbe di cinque click.

Effettuo la correzione sulla torretta del cannocchiale, sistemo la parallasse e sparo tre colpi sul bersaglio posto a 200 metri. Il piazzamento dei colpi è corretto e la rosata di tre cartucce misura 31 millimetri, pari a circa mezzo moa. Riporto il cannocchiale all’azzeramento iniziale, a 100 metri, e mi ritengo più che soddisfatto, pronto per l’uscita di caccia.

Le immagini delle rosate

Tutto pronto

Il luogo scelto per il nostro primo aspetto al capriolo è un’ampia radura al centro di colline coperte da boschi di quercia, faggio e ginepro. Michele, uno degli accompagnatori, ci lascia con il fuoristrada sul margine del campo e ci suggerisce di posizionarci più o meno a metà del margine destro, da cui dovremmo avere una buona visuale su tutta l’area.

Con me c’è Simone Bertini, altro tester di Caccia Magazine; e, insieme, bordeggiamo lentamente il campo per cercare un punto adatto per appostarci. A un certo punto, sulla sinistra, la macchia di ginepri si dirada e il terreno degrada formando un fosso profondo un paio di metri.

Decidiamo di fermarci sulla sponda del fosso, accovacciati poco oltre il margine, in modo da poter comunque osservare il campo, ma esponendo solamente la testa e le spalle, come fossimo in una sorta di trincea. La posizione sembra buona, i ginepri ci coprono sui due lati senza toglierci visibilità e la conformazione del terreno crea un nascondiglio naturale.

Estendo al massimo il bipiede per poter sparare sdraiato a terra, sovrastando il prato che è già piuttosto rigoglioso. Agendo sulla leva a bilanciere posta nella parte anteriore, svincolo il caricatore polimerico e inserisco cinque cartucce.

Chiudo l’otturatore inserendo il colpo in canna; e, con il pollice della mano destra, inserisco la sicura manuale sfruttando il cursore a due posizioni, collocato in posizione dorsale, dietro alla coda dell’azione. La coda del percussore di colore rosso, che sporge dalla parte posteriore del noce dell’otturatore, in ogni caso, funge da avvisatore visivo, ricordandomi che la carabina è carica e la molla del percussore è armata.

Un’apparizione fugace

Iniziamo a osservare con i binocoli, in silenzio, circondati dal cinguettio costante degli uccelli e dal canto ritmato e intermittente di un paio di cuculi nel bosco alle nostre spalle. L’attesa si preannuncia lunga e il campo è ancora interamente illuminato dai raggi di un sole caldo e gradevole. Il punto più lontano, a sinistra, dista circa 240 metri; mentre il margine opposto del campo, di fronte a noi, dista poco meno di 200.

Dopo mezz’ora, il primo segnale positivo: dalla nostra destra, nella macchia, giunge alle nostre orecchie l’abbaio di un capriolo maschio. Dal suono, roco e potente, ipotizzo sia un maschio adulto. Ci congeliamo, per non lasciare che un nostro movimento possa fare intuire al capriolo la nostra posizione. La brezza che spira direttamente sulla nostra faccia dovrebbe portare altrove il nostro odore, quindi sono speranzoso.

Lo sentiamo abbaiare di nuovo, più a destra e un po’ più lontano; poi cala di nuovo il silenzio. Mentre ci rilassiamo un attimo, sperando che l’animale possa tornare sui suoi passi, con la coda dell’occhio scorgo una sagoma alla nostra sinistra.

È solo una fugace apparizione, una sagoma che dal margine del bosco scompare immediatamente dietro a un dosso del terreno, che la nasconde totalmente alla nostra vista pur essendo in campo aperto. È stato un attimo, ma non ho dubbi sul fatto che si trattasse di un capriolo; soltanto che non ho avuto modo di capire se fosse maschio o femmina.

Una scelta etica

Lo indico a Simone e restiamo in attesa, sperando che, continuando a camminare, possa mostrarsi nuovamente. I minuti passano e decido di alzarmi in piedi per provare a scorgere il capriolo oltre la collinetta.

Con il binocolo inquadro l’animale, ma vedo solamente la parte alta del dorso. Dopo qualche minuto, smette di pascolare e alza la testa: è una femmina, non ci sono dubbi. Mentre torno ad accovacciarmi dietro al nostro riparo, però, qualcos’altro attira la mia attenzione.

Dritto di fronte a noi, un capriolo fa capolino dalla macchia, sfruttando un trottoio aperto dal passaggio frequente degli animali. Inizio a osservarlo attraverso le lenti del binocolo, ma qualcosa non va.

È un maschio molto giovane; e nonostante la primavera inoltrata il mantello appare ancora in muta, con lunghi peli biancastri che coprono ancora il sottopelo rossiccio. Il palco è poco sviluppato, due stanghe prive di alcuna ramificazione, piuttosto storte e, soprattutto, ancora coperte dal velluto.

Ad aggiungersi a un quadro già non molto positivo c’è anche la corporatura, che sembra decisamente troppo magra. Ipotizzo che possa trattarsi di un maschio nato verso la fine della stagione dei parti, che probabilmente ha faticato a superare l’inverno e ora si presenta in forma tutt’altro che buona.

Dal mio punto di vista non ha senso attendere il maschio adulto che abbiamo sentito pochi minuti prima. Preferisco lasciare un buon maschio in vista della stagione riproduttiva, prelevando quello che, invece, ritengo meno promettente.

Ricarica rapida

Con il Geovid pro telemetro 190 metri esatti. Il binotelemetro mi suggerisce una compensazione di quattro click; quindi la caduta dovrebbe essere di circa otto centimetri. Scelgo di non storrettare, ma di compensare a occhio, mirando alla spina dorsale per colpire al centro del torace.

Mi sdraio a terra, posiziono la Benelli Lupo Best Wood di fronte a me sul bipiede e inquadro il capriolo nel cannocchiale. Porto il correttore di parallasse sui 200 metri e gli ingrandimenti a 15x. Il capriolo sta pascolando a pochi metri dal margine del bosco, nel primo pezzo di prato già in ombra, ma è ancora di punta.

Non appena si gira, mostrando il fianco destro, tolgo la sicura sul pollice e, con una leggera pressione dell’indice, sparo. Il rilevamento della carabina è contenuto; percepisco la reazione al colpo attraverso il cannocchiale. Non ci sono molti dubbi: il capriolo crolla a terra, intravedo per una frazione di secondo le zampe protese verso l’alto. Poi più nulla.

Per abitudine ricarico rapidamente la Lupo, anche se non ce n’è bisogno. Apprezzo comunque l’ottima fluidità dell’otturatore, che grazie al trattamento Best applicato su otturatore e azione, oltre che sulla canna, scorre alla perfezione e senza impuntamenti. Il Benelli surface treatment, infatti, è un rivestimento a base di carbonio e idrogeno, che aumenta durevolezza, resistenza alle abrasioni e agli agenti chimici, ma che rende anche le superfici lisce, uniformi e scorrevoli, migliorando il funzionamento delle parti in movimento come l’otturatore.

Nessuno scampo

capriolo maschio abbattuto da marco caimi con la benelli lupo best wood
© Matteo Galuzzi / Caccia Magazine

Una volta raggiunto l’anschuss, tutte le impressioni raccolte osservando attraverso le lenti del binocolo sono confermate. Si tratta effettivamente di un maschio molto giovane, con due stanghe poco sviluppate e contorte, ancora coperte dal velluto. Il pelo è ancora in muta, mentre i soggetti giovani dovrebbero già averla terminata da qualche settimana, e l’animale è molto magro, probabilmente meno di 20 chilogrammi.

Il colpo è andato a segno nel modo corretto; la palla soft-point di 150 grani non ha lasciato scampo al capriolo, determinando una morte immediata e senza sofferenze inutili. La Lupo si è dimostrata ancora una volta una cacciatrice perfetta, ancora più versatile grazie alla possibilità di regolare l’altezza del poggiaguancia. La calciatura in legno e la finitura Best, di un bel nero brillante, conferiscono alla carabina grande eleganza e le performance in termini di precisione sono notevoli. Il prezzo è decisamente adeguato alla qualità offerta.

Benelli Lupo Best Wood: la scheda tecnica

  • Produttore: Benelli, via della stazione 50, 61029 Urbino, tel. 0722 3071
  • Modello: Lupo Best Wood nasello regolabile
  • Tipo: carabina a ripetizione manuale
  • Calibro: .30-06 Springfield (anche .308 Winchester, .300 Winchester magnum e 8×57 Js)
  • Funzionamento: otturatore girevole-scorrevole a tre tenoni
  • Alimentazione: caricatore amovibile bifilare a presentazione alternata
  • Numero colpi: cinque
  • Canna: rotomartellata, lunga 560 mm, profilo da caccia con volata di 17 mm, filettata, passo di rigatura 1:11”
  • Lunghezza totale: 1.070 mm
  • Scatto: monostadio, regolabile tra 1.020 e 2.040 g
  • Percussione: percussore lanciato
  • Sicura: manuale a cursore sulla codetta dell’azione, indicatore di percussore armato
  • Mire: Picatinny per l’installazione di ottiche (in prova, Steiner Ranger 6 3-18×56)
  • Materiali: azione e canna in acciaio al carbonio, chassis in lega leggera, calcio e asta in noce
  • Finiture: chassis anodizzato grigio; azione, otturatore e canna BE.S.T., legni Wood fx
  • Peso: 3.270 grammi
  • Prezzo: 2.250 euro

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