Nell’ultimo secolo sono mai mancate segnalazioni di beccacce stanziali nidificanti in Italia. Ma quando si può ipotizzare davvero la presenza di beccacce residenti? Quali sono le circostanze per cui una specie migratrice può cambiare attitudini e comportamenti?
Rinvenire un nido di rusticola alle nostre latitudini non vuol dire necessariamente che siamo in presenza di beccacce stanziali. Sono tante le cause che portano alla nidificazione nell’areale mediterraneo, ma le conclusioni sono sempre state che si trattasse di un fenomeno occasionale.
Presso l’osservatorio ornitologico F. Caterini, all’interno del Parco di San Rossore, già negli anni Trenta e per lungo tempo sono state registrate beccacce nidificanti. E grazie all’aumento della curiosità intorno alla nostra specie, nell’ultimo ventennio abbiamo ricevuto spesso segnalazioni di questo tipo. Dall’arco alpino, passando per l’Appennino centrale, fino alla Sila e ai Nebrodi siciliani.
Nella vulgata tra cacciatori si è sempre pensato a un’eventuale femmina impedita nel volo pre-nuziale, che ha giocoforza deposto il nido da noi. Ma è evidente che insieme a lei ci dovrà essere stato presente un maschio.
Beccacce residenti
Se il nido, con uova o pulcini, è identificato oltre il mese di aprile, allora si può pensare a una sorta di beccacce residenti. Sappiamo infatti che i maschi generalmente abbandonano per primi i luoghi di svernamento per raggiungere quelli di riproduzione, scegliendo così le migliori zone per le parate nuziali.
Un’altra possibilità che fa sorgere ulteriori dubbi sul fatto che un nido sia riferito a una sub-popolazione che ha deciso non solo di svernare, ma addirittura di risiedere oltre il timing migratorio è la lettura delle ali dei soggetti prelevati nei pressi di quello stesso nido. Capita spesso di determinare l’età di soggetti giovani tardivi (JC4) a fine settembre-primi di ottobre, che presentano ancora l’astuccio nelle penne copritrici primarie e secondarie (GCI-GCII). Trattasi di beccacce nate all’interno dell’arco alpino italiano-svizzero-sloveno.
Il monitoraggio in Svizzera
Negli ultimi dieci anni infatti, la Svizzera ha iniziato il monitoraggio di una presunta sub-popolazione di beccacce stanziali, a seguito del rinvenimento di numerosi nidi a bassa quota, ma all’interno di vallate alpine. E solo quando sarà realizzata una valida statistica in aree campione relativa al numero dei nidi correlato al conteggio dei maschi alla croule (Hoodless et al. 2009; Heward et al. 2015) da aprile a luglio, potremo allora conclamare l’effettiva presenza di una sub-popolazione stanziale. Ricordiamo, infatti, che per definire stanziale qualsiasi specie animale occorre che il suo ciclo biologico venga compiuto in un determinato territorio per tutto il corso dell’anno.
L’influenza dei cambiamenti climatici
Parlando di uccelli migratori che cambiano attitudini e comportamenti non possiamo non citare i colombacci e i merli, per i quali ormai si parla tranquillamente anche di sub-popolazioni stanziali in Italia, così come anche per il tordo bottaccio. Queste specie venatorie citate hanno avuto un input a stabilirsi in Italia grazie al cambiamento climatico e alla scelta evolutiva di avvicinarsi a luoghi antropizzati (parchi e giardini urbani) potendo usufruire di inverni miti e cibo in abbondanza.
La beccaccia che decide – perché si tratta innanzitutto di una decisione individuale – di rimanere tutto l’anno in Italia ha soprattutto bisogno di certezze di perlustrazione dell’habitat a disposizione sia in inverno sia in estate. Quindi, ipoteticamente, a seguito dell’innalzamento delle temperature minime invernali potrà nutrirsi tranquillamente fino alla primavera. E dall’altra parte, grazie alle precipitazioni estive, non soffrire la siccità estiva.
Questi due fattori sembrano presentarsi con regolarità in alcune zone d’Italia. Il che lascia presupporre che vi siano le condizioni di base per parlare di beccacce stanziali in Italia.
Comportamenti diversi
A oggi in Europa conosciamo e studiamo la fenologia delle beccacce stanziali in alcune zone dell’Irlanda, in sei aree della Francia e nel nord della Spagna. Ho potuto osservare il comportamento diverso tra le beccacce svernanti e quelle residenti in alcune aree della regione della Corrèze (centro-ovest della Francia). Le residenti tutto l’anno occupano sistemi vegetali diversi dalle beccacce svernanti e hanno comportamenti molto più elusivi davanti ai cani, conoscendo alla perfezione i siti di fuga, le rimesse e alcuni impensabili nascondigli. Sono pedinatrici eccellenti ed è possibile osservarle in volo nelle sere d’estate.
A noi italiani, infine, rimane un simpatico dubbio. Ci chiediamo ancora, infatti, che cosa ci facesse una beccaccia nel mese di luglio (2018) sotto un eucalipto appena fuori del centro storico di Lecce!
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