Beccacce che Passione n. 5 settembre-ottobre 2020

Editoriale

Ripartiamo dalla scuola 

Sì, ripartiamo dalla scuola. Questa volta l’editoriale cambia tiro: niente caccia cacciata, niente caccia alla beccaccia, niente cinofilia, niente temi di politica venatoria. Su Beccacce che Passione n. 5 settembre-ottobre 2020 parliamo di cultura, imprescindibile per comprendere le dinamiche del mondo che ci circonda e ovviamente anche quelle che governano la natura. E parliamo di donne, donne cacciatrici, anzi, federcacciatrici, donne impegnate nel nostro mondo che, attraverso il Coordinamento nazionale cacciatrici Federcaccia guidato dalla vulcanica e volitiva Isabella Villa, si sono poste, tra gli altri, l’obiettivo di portare la cultura faunistica e ambientale nelle scuole attraverso percorsi didattici incentrati sulla conoscenza del nostro territorio e della fauna selvatica. E hanno fatto centro, al primo colpo.

La responsabilità di declinare questo primo e importante punto programmatico fissato dal Coordinamento, cioè diffondere una nuova e moderna cultura ambientale per far conoscere il nostro territorio, la fauna selvatica che lo abita e che non escluda a priori l’attività venatoria da quegli strumenti gestionali che contribuiscono alla tutela di habitat e animali selvatici, è stata affidata a Veronica Racanelli, tecnico faunistico e cacciatrice, che ha accumulato in passato, nel corso dei suoi studi universitari, esperienze importanti in questo senso nella sua regione, la Toscana, dove non sono cosa nuova simili progetti di didattica ambientale. Veronica Racanelli, attraverso la Commissione scuola che raccoglie una ventina di persone, si è impegnata nella costruzione di alcuni percorsi didattici da proporre e attuare in diversi istituti d’Italia. D’altronde chi più dei bambini e dei giovanissimi studenti può essere ricettivo e scevro da pregiudizi nell’accogliere concetti e informazioni?

Per fare questo era imprescindibile la collaborazione delle scuole ed era quindi necessario entrare nelle classi non per parlare di caccia, ma per spiegare ai più giovani i delicati equilibri che regolano la vita nei vari ambienti naturali, come scoprirli e come approcciarsi a essi e ai loro abitanti. Perché, ricordiamolo, la possibilità di andare a caccia dipende direttamente dalla buona salute dell’ambiente e di conseguenza da quella delle popolazioni selvatiche cacciabili.

Certe che il mondo venatorio, per competenze e backgroud culturale, possa assolutamente contribuire alla costruzione di una moderna e corretta cultura ambientale, le federcacciatrici della Commissione scuola hanno lavorato con molto impegno e ora si passa dalle parole ai fatti.

Per meglio venire incontro alle esigenze delle singole regioni e province, sono due le proposte di didattica attualmente presentate alle scuole, che possono scegliere di portare in aula quella (o anche entrambe se le caratteristiche dell’ambiente e della fauna lo consentono) che meglio si adatta al loro territorio.

Il modulo fauna italiana, pensato in particolare per i bambini che frequentano le scuole elementari e per ragazzi delle scuole secondarie di primo grado (la didattica proposta è sempre adattata all’età e al grado di formazione degli studenti), offre quattro lezioni frontali dedicate rispettivamente ai grandi carnivori, agli erbivori, all’avifauna e alla gestione faunistica, completate da un’uscita sul campo organizzata in modo da valorizzare il più possibile fauna e ambiente del luogo.

La seconda proposta si concentra invece sulle zone umide italiane e ovviamente è di primario interesse per quelle aree, paradisi di biodiversità, dove laghi, fiumi, stagni, paludi disegnano il paesaggio e dove di conseguenza il panorama faunistico (autoctono e alloctono) ha una sua precisa specificità.

In alcune regioni tutto è pronto per partire. Questo non certo perché si è lavorato in maniera diversa o con meno impegno, ma semplicemente perché in alcune realtà territoriali le cose erano già avanti e il terreno più fertile. Toscana, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Veneto e, dulcis in fundo, la Sardegna faranno da apripista e lì le federcacciatrici entreranno a stretto giro nelle scuole per raccontare e spiegare ai più giovani che cosa custodiscono le nostre campagne, i nostri boschi, le nostre colline, le nostre montagne e le nostre zone umide e per suggerire il modo corretto di approcciarsi alla natura e ai suoi abitanti.

Come detto, prima di tutto serve competenza e quindi le federcacciatrici sono impegnate su base volontaria nell’organizzazione della logistica, mentre le lezioni saranno tenute da docenti professionisti (tecnici faunistici, naturalisti, zoologi) esperti della materia grazie al sostegno economico delle sezioni provinciali di Federcaccia.

Si comincia così, ma Veronica Racanelli tiene alte le antenne, pronta a integrare quanto già in programma con altri moduli didattici e iniziative qualora ve ne sia opportunità o richiesta. Perché, è vero, serve fare, ma serve fare bene e queste ragazze hanno dimostrato in pochi mesi di saper certamente contribuire a traghettare la caccia verso un futuro migliore. Well done!

© Viviana Bertocchi

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