Ricordando Charles Fadat
L’annuncio della scomparsa di Charles Fadat è stato pubblicato sul giornale francese Midi Libre. Il professore, praticamente mio coetaneo, è noto a tutti coloro che in Europa hanno approfondito, anche solo un po’, le problematiche legate alla gestione della beccaccia e alla sua caccia.
Ho cominciato a interessarmi alle ricerche di Fadat negli anni Settanta: naturalista di campo e cacciatore, già prima interessato a questi studi nell’ambito del Club national des bécassiers, nel 1976 divenne responsabile della Section bécasse dell’Office national de la chasse, creato in seno al ministero dell’Ambiente per rendere operativo il programma del Groupe de recherche sur la bécasse, avviando studi su riproduzione, migrazione e svernamento della specie.
Un successivo lavoro sfociò in un corso sulla biologia della beccaccia, inserito nei programmi di formazione per tecnici cinegetici dei licei agricoli e della scuola delle guardie dell’Onc, che portò nel 1983 alla nascita del Réseau bécasse (Oncfs); Fadat fu incaricato anche di effettuare l’attività di inanellamento. Praticamente dal lavoro di Fadat prese forma tutta la moderna struttura di studio applicato su questa specie in Europa, ovviamente cominciando a dar esca a dibattiti accesi (a volte anche con toni poco eleganti), soprattutto per quando concerneva la ricaduta dei dati cinegetici sull’impostazione dei regolamenti venatori; per questo Charles divenne inviso in alcuni ambienti del Club national des bécassiers.
Nel tempo realizzò alcuni progetti e scrisse articoli tecnicoscientifici sull’applicabilità dei risultati, avendo conseguito nel 1989, presso l’Università della Languedoc, il dottorato con una tesi sulla beccaccia.
Finalmente nel 1995 pubblicò a sue spese una summa dei risultati delle sue ricerche (325 pagine), ottenuta, come scrisse espressamente nella prefazione, grazie alle centinaia di cacciatori e ai loro rappresentanti, guardie, tecnici, professori, ornitologi, ricercatori, in particolare quelli del Crbpo, e a tutti gli amici, vicini e lontani, che avevano contribuito ciascuno a suo modo.
Nella copia del libro La bécasse des bois en hiver. Ecologie, chasse, gestion che mi donò, per il quale aveva utilizzato anche alcuni dati relativi all’Italia che avevo raccolto sulla specie, scrisse una dedica che ancora conservo vicino al cuore: “a Silvio Spanò, ringraziandolo per il suo contributo tecnico e il suo sostegno morale, molto coraggioso, con tutta la mia amicizia”. Il riferimento al “coraggio” riguardava, appunto, la posizione che pubblicamente avevo preso in sua difesa in occasione degli accesi dibattiti cui ho accennato. Nel 2009 rieditò il volume, aggiornandolo a fondo (380 pagine) con una parte importante sulla croule, sulla riproduzione della beccaccia, sulla dinamica di popolazione, sulla gestione della specie, sui primi dati dell’attività di radiotracking e con illustrazioni a colori, che resta tuttora un contributo fondamentale per chi vuole essere informato in maniera esaustiva, e gradevolmente, sulla nostra beccaccia. Lo intitolò La vie de la bécasse des bois. Ecologie et chasse raisonnée e ancora mi dedicò un ringraziamento: “per il tuo aiuto fin dai primi giorni e per il tuo sostegno. Con tutta la mia simpatia”.
Infine nel 2014 pubblicammo insieme (scritto a quattro mani e in lingua italiana), un agile, ma sostanzioso libro che raccoglie le notizie che via via si sono accavallate sulla Scolopax rusticola: La Beccaccia (Edizioni Il Piviere – 172 pagine), edizione molto curata e arricchita con ottime foto, che ha avuto notevole successo e che è andata rapidamente esaurita.
Nel 2017, per amicizia, fece una bella traduzione in francese del mio curioso “libretto pieghevole”, pubblicato in Italia l’anno precedente, La beccaccia dall’ornitologia all’immaginario (Fiorina Edizioni), una pubblicazione divulgativa (“per la gente” come ebbe a scrivermi in proposito), ma scientificamente corretta, che si proponeva di far conoscere questa specie misteriosa e affascinante, nota in ambito venatorio, anche sotto l’aspetto di importante simbolo per la salvaguardia della biodiversità.
Cominciammo a stringere rapporti personali nel gennaio del 1993, quando accolse l’invito di venire nella tenuta presidenziale di Castelpoziano (Roma) per insegnare al personale tecnico di quella splendida area, già abilitato all’inanellamento dall’Infs (oggi Ispra), la modalità di cattura notturna con retino manicato, manovrato a mano con l’ausilio di una potente fonte luminosa, già sperimentata con molto successo in Francia (dove, a oggi, sono stati inanellati più di centomila individui): lo accompagnava il bravissimo “braccio destro” François Gossmann e fu un’apoteosi!
In tre serate 73 beccacce furono inanellate sullo sfondo dell’orizzonte acceso dal riflesso della città eterna!
Nel 1995 partecipò al III Convegno nazionale dei biologi della selvaggina, organizzato a Bologna dall’Infs, nel quale era previsto un simposio per la conservazione e la gestione della beccaccia, durante il quale presentò la relazione Proposte per la gestione delle popolazioni di beccaccia in Europa.
Nel 1997 partecipò all’assemblea generale del Club della Beccaccia, tenutasi a Piaggiolino (PU) grazie alla gentile ospitalità del principe Urbano Barberini, ove tenne un’interessante conferenza.
Nel gennaio 1999 andammo insieme nel Parco nazionale del Vesuvio, invitati dalla direzione, per una valutazione dell’idoneità dell’area alla salvaguardia e allo studio delle beccacce svernanti in quel territorio particolarissimo e circondato da intensa antropizzazione, che ne rende problematica la gestione.
Nel 2006 venne a Genova per un colloquio internazionale organizzato dalla Provincia e dalla “mia” università (Problematiche gestionali della beccaccia in inverno), dove parlò della stima della mortalità nel primo anno di vita della beccaccia attraverso l’analisi dell’age-ratio nei carnieri nei siti di svernamento.
Nel 2010 tenne una relazione nella sala comunale di Servigliano (Mc) durante un simposio internazionale su La beccaccia in Europa, organizzato col supporto della Regione Marche (assessorato Agricoltura, Caccia e Pesca), dell’Atc locale e del Club della Beccaccia, che ebbe una grande partecipazione di pubblico.
Andò di persona e scrisse delle beccacce in Tunisia e in Crimea (grazie all’appoggio di Lugaresi), evidenziando particolari interessanti: sulla rivista del Club della Beccaccia (2009, n° 62) pubblicò Beccacce in Tunisia: chi siete? e su Bécasses Passion (1999, n° 12) pubblicò Crimée, bécasses tartares. Su quest’ultima rivista (2006, n° 56), Fadat scrisse una buona premessa e curò la traduzione di un mio articolo sul santuario della beccaccia di Vormsi (Estonie, ile de Vormsi: un sanctuaire baltique pour la bécasse).
Charles, grande amico e maestro, non ti dimenticherò mai!
Alla famiglia un forte abbraccio.
Silvio Spanò