Di strade per gli incidenti, di lupi per i danni. Quando si discute del rapporto tra fauna e attività o strutture antropiche, si cade inevitabilmente in questo doppio tema. Ecco perché è particolarmente rilevante “Living close to humans: behavioural responses of wolves to anthropogenic features in Central Italy”, la tesi di dottorato di Sara Mancinelli che offre un taglio nuovo al rapporto tra lupi e attività umane. Lo studio, firmato anche da Matteo Falco e da Paolo Ciucci dell’Università La Sapienza di Roma, ribalta la prospettiva e chiarisce l’influenza del disturbo antropico lato sensu sul comportamento dei lupi: non più ciò che provocano i lupi alle attività umane, ma se, e in che modo, i lupi siano influenzati da tutto ciò che è antropico. Strade in primis. Sono infatti le vie di comunicazione a rappresentare la principale forma di disturbo umano per la fauna tutta: incidono pesantemente sulla mortalità, frammentano gli habitat, alterano il comportamento dei selvatici. Ma, è quanto emerge dello studio, i lupi sono in grado di utilizzare le strade sia per i loro spostamenti standard, così da massimizzarne l’efficienza e potenziare la sorveglianza del territorio, sia per facilitare l’incontro con le prede. Detto altrimenti, e al netto del disturbo antropico non indifferente – nel periodo di studio si è registrato un 42% di mortalità per bracconaggio e un 18% per incidenti stradali – i lupi riescono a sfruttare le strade in modo vantaggioso. E ciò deve essere tenuto in considerazione quando si pianifica la gestione della fauna e del territorio.
Il principio della massimizzazione
La presenza di infrastrutture modifica dunque il comportamento abituale dei lupi. Che cambia come cambiano le stagioni. Nel corso della ricerca sono stati monitorati con GPS 10 lupi in 6 pack all’interno del Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, che rappresenta un buon caso di studio per la presenza di infrastrutture e per la secolare coesistenza tra umani e grandi predatori. E si è scoperto che in estate i contatti tra uomo e lupo sono di fatto inesistenti. Era prevedibile, scrivono i ricercatori, dato che se ci sono a giro più persone, soprattutto per motivi turistici, aumenta anche il disturbo.
Al contrario, l’utilizzo delle strade cresce esponenzialmente in autunno e inverno, quando il disturbo antropico è minore.
Nel dettaglio: i lupi evitano tutte le strutture antropiche in estate e le strade secondarie (67,4 chilometri, a fronte di 31,5 chilometri di strade principali, ogni 100 km2) in autunno. Ancora: le strade vengono percorse preferibilmente d’inverno, e preferibilmente di notte. Oltre a un motivo negativo, non utilizzare le strade quando c’è troppa gente, nello studio si rileva e ribadisce una possibile causa positiva per questo pattern comportamentale: a muoversi lungo le strade sono anche gli ungulati. E se quella zona è popolata, o quantomeno percorsa, da prede, il predatore ha un motivo in più per frequentarla.
Oltre che le strade, lo studio coglie l’occasione anche per analizzare come i lupi sfruttino il territorio in presenza di insediamenti umani. La regola generale è che i lupi li evitano e, di norma, si stabiliscono in zone a bassa presenza di infrastrutture; ma avvicinarsi agli insediamenti umani diventa inevitabile in un ambiente fortemente antropizzato. Per due motivi: innanzitutto il disturbo arrecato al resto della fauna, che cambia i propri pattern comportamentali e può portare con sé i predatori. E poi l’inevitabile ricerca di fonti alimentari antropogeniche, a partire dalla spazzatura.
La conseguenza è chiara: quando si parla di pianificazione e gestione del lupo, bisogna tener presente che il rapporto con l’umano non è a senso unico, ma bidirezionale. E, anche se in maniera non del tutto consapevole, si sviluppa dialetticamente.
Residenti e floater
Nel suo svolgimento, la ricerca rappresenta il primo tentativo scientifico di distinguere tra lupi residenti e cosiddetti floater, dal comportamento leggermente diverso. I residenti evitano tutte le strutture antropiche durante l’estate, mentre in autunno e in inverno sfruttano le infrastrutture e visitano gli insediamenti principali; la presenza dei floater nelle infrastrutture e negli insediamenti principali è invece registrata nelle notti d’autunno e d’inverno. E d’inverno i floater utilizzano anche le strade secondarie.
Lo studio è stato condotto dal Dipartimento di biologia e biotecnologie “Charles Darwin” dell’Università La Sapienza di Roma e presentato per la prima volta nel corso dell’XI Congresso nazionale di teriologia (2018), Si ringraziano l’Atit e gli autori per la collaborazione.