Quattro associazioni venatorie calabresi contestano la propria esclusione dal comitato di gestione di due Atc.
C’è poco da fare, quando si tratta di spartire i posti destinati alle associazioni venatorie negli organi di governo del territorio (ma anche di consulenza: si pensi al ripristino del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale) è molto difficile che tutti escano soddisfatti: l’ultima controversia riguarda i comitati di gestione degli Atc Reggio Calabria 1 e 2, sui quali il Tar dovrà presto pronunciarsi.
L’Annu migratoristi e l’Arcicaccia hanno infatti presentato ricorso contro il decreto che, insieme a Enalcaccia ed Eps, le lascia fuori dall’amministrazione; per le quattro associazioni escluse (i loro presidenti, rispettivamente Bruno Zema, Andrea De Nisi, Pasquale Loria e Stefano Nero, hanno firmato un comunicato congiunto) si tratta «d’una discriminazione intollerabile, forse figlia di un’errata interpretazione e applicazione dell’articolo 13 della legge regionale 9/96» (“dei comitati di gestione” si legge “fanno parte sei rappresentanti delle associazioni venatorie nazionali riconosciute presenti in forma organizzata sul territorio”). Con una decisione di questo tipo, è la chiusura, «di fatto si mina il pluralismo partecipativo voluto dal legislatore».
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