La Libera Caccia critica la posizione sia della Fondazione Una sia dell’Arcicaccia sulla possibile nascita di una nuova associazione di riservisti.
La Fondazione Una deve far sapere quale ruolo abbia nell’iniziativa della Coldiretti finalizzata a far nascere una nuova associazione di riservisti e prendere una posizione pubblica sull’articolo 842 del codice civile, quello che consentendo l’accesso ai fondi privati di fatto rende possibile l’esercizio della caccia sociale; glielo chiede Paolo Sparvoli, presidente nazionale della Libera Caccia, con una nota comparsa sul sito ufficiale.
Per la Libera Caccia l’articolo 842 del codice civile è una componente ineliminabile delle leggi che regolano la caccia in Italia e che la contraddistinguono «dalle forme onerose e privatistiche» tipiche di altri Paesi. Pertanto «qualsiasi tentativo di smantellare questo fondamento, anche [utilizzando] il meccanismo nebuloso ed equivoco di un’associazione di riserve, troverà nella Libera Caccia un avversario irriducibile».
Sparvoli s’interroga poi sulla posizione di Federcaccia, Enalcaccia e Arcicaccia che, visto che aderiscono alla Fondazione Una, sembrano «condividere la pericolosa iniziativa della Coldiretti, un’offensiva privatistica non analizzata preventivamente con l’associazionismo venatorio». Per Sparvoli l’atteggiamento dell’Arcicaccia e del suo presidente nazionale Christian Maffei, che ha chiesto a Maurizio Zipponi di prendere le distanze dall’iniziativa oppure di dimettersi, è strano: se «fossero veri, lo stupore e il disaccordo» dovrebbero portare a uscire dalla Fondazione Una.
La risposta dell’Arcicaccia
La risposta è arrivata nel giro di poche ore. «Come ammesso dallo stesso Sparvoli, l’idea [alla base] della Fondazione Una è buona e tuttora valida» dice Maffei; e lo sono anche «molte delle iniziative» intraprese. Il modo per affrontare un dissidio non è andarsene, ma «chiedere di farlo a chi ha sbagliato». Per Maffei è l’occasione per rilanciare sull’unità del mondo venatorio; di per sé naturale, l’associazione unica dei cacciatori «trova sul proprio cammino personalismi e centri di potere» che la ostacolano. Solo se si mettono da parte si potrà assicurare un futuro alla caccia in Italia.
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