Dopo la sentenza del Tar l’Arcicaccia critica la Federcaccia, che ritiene abbia ispirato l’impianto originario del calendario venatorio delle Marche.
Ci aveva visto lungo Gabriele Sperandio, che temendo ciò che sta accadendo in queste ore già a febbraio aveva detto che si sarebbe dimesso dalla presidenza dell’Arcicaccia Marche se la Regione avesse accolto intatta la bozza di calendario venatorio proposta da Federcaccia e Libera Caccia, e aveva chiesto ai suoi omologhi di fare lo stesso in caso di una decisione avversa del Tar.
Ora la decisione è arrivata, la stagione di caccia alla beccaccia (chiusura 30 dicembre) e tordo (chiusura 9 gennaio) si riduce, e l’Arcicaccia Marche critica duramente le associazioni venatorie che ritiene abbiano ispirato la giunta.
La Regione, scrive l’Arcicaccia Marche, ha «responsabilità enormi»: a supporto delle proprie scelte «ha infatti inserito i dati dell’Ufficio studi e ricerche della Federcaccia, che non sono serviti a nulla e hanno portato a questa sentenza» pesante perché «ribadisce il valore legale dei key concept e l’inviolabilità delle norme comunitarie»; ma ha eguali responsabilità anche la stessa Federcaccia, che «ha voluto forzare per dimostrare di poter avere di più e sempre».
Rivendicando d’aver detto che sarebbe stato molto più utile mediare e salvaguardare la stagione venatoria (aveva ipotizzato il 20 gennaio come data di chiusura della caccia alla beccaccia), l’Arcicaccia invita la Federcaccia a non presentare ricorso al Consiglio di Stato: «a meno di improbabili ribaltoni» stavolta rischierebbe di creare un danno non solo ai cacciatori marchigiani, ma a quelli di tutta l’Italia.
Scopri le ultime notizie di caccia e i test di ottiche, armi e munizioni sul portale web di Caccia Magazine.