L’Arcicaccia della Basilicata chiede una deroga per la caccia al cinghiale nelle zone soggette a restrizioni per la peste suina africana.
Il commissario straordinario Giovanni Filippini lo ha indirizzato verso gli uffici regionali, gli unici titolati ad attivarsi formalmente: pertanto Alfonso D’Amato, presidente dell’Arcicaccia della Basilicata, ha scritto a Carmine Cicala e Cosimo Latronico, assessori all’Agricoltura e alla Salute, invitandoli a chiedere una deroga per la caccia al cinghiale nelle zone soggette a restrizioni per la peste suina africana.
L’Arcicaccia vorrebbe inoltre che fosse possibile cedere le carcasse a ditte autorizzate al ritiro e all’eventuale trasformazione delle carni: «Non si può pensare di farne un uso personale; ma la distruzione sarebbe uno spreco». Le restrizioni principali si registrano all’interno dell’Atc Potenza 2; peraltro qui insiste gran parte delle zone di caccia assegnate alle squadre di cinghialai.
A Filippini l’Arcicaccia aveva chiesto anche indennizzi per i cacciatori («un contributo per ogni cinghiale abbattuto»), considerando le spese che devono sostenere e i rischi per i loro cani, «molto spesso dilaniati dai cinghiali».
In generale, l’Arcicaccia segnala che i cacciatori hanno un ruolo cruciale nelle operazioni di depopolamento del cinghiale; vorrebbe dunque che le istituzioni «riconoscessero e valutassero i loro meriti» offrendo «rispetto per la categoria e comprensione delle problematiche».
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