Enpa, Lupus in fabula, Lac, Lav, Lipu e Wwf hanno scritto all’assessorato per chiedergli di non seguire le indicazioni delle associazioni dei cacciatori sul calendario venatorio delle Marche 2024/2025.
Non poteva rimanere un confronto tra due parti espressione del medesimo mondo: era inevitabile che nella controversia sul calendario venatorio delle Marche 2024/2025, tema che vede l’Arcicaccia contrapposta alle altre associazioni, entrassero anche gli ambientalisti.
Enpa, Lupus in fabula, Lac, Lav, Lipu e Wwf hanno infatti scritto all’assessore Andrea Maria Antonini per contrastare «la proposta estrema delle associazioni venatorie, da cui l’Arcicaccia s’è dissociata pubblicamente». I rilievi sono analoghi, anche se chiaramente l’obiettivo no (l’Arcicaccia vuole in tutti i modi evitare ricorsi che mettano a rischio la stagione): in assenza del piano di gestione nazionale, la pavoncella non può entrare nell’elenco delle specie cacciabili; tenere la caccia al tordo aperta fino al 30 gennaio viola la Direttiva uccelli, così come prevedere la deroga al fringuello; e non si può non recuperare la preapertura della caccia a colombaccio, alzavola, germano reale e marzaiola, superando l’arco temporale massimo previsto dalla legge.
In più le sei associazioni segnalano che spesso le preaperture «contrastano con i pareri dell’Ispra», e quindi possono essere causa di contenziosi con l’Unione europea che contro l’Italia ha già avviato una procedura d’infrazione.
Ventilandone un’altra insieme alla contestazione del danno erariale per chi firmerà delibere in contrasto con la normativa, Enpa, Lupus in fabula, Lac, Lav, Lipu e Wwf hanno già allertato i propri legali per evitare che «decisioni illegittime causino cospicui [problemi] all’ambiente».
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