L’alimentazione dei cani da caccia è diversa da quella dei cani da compagnia. Aumentano le calorie necessarie per mantenerlo in salute e cambiano le proporzioni ottimali di carboidrati, grassi e proteine nella dieta.
Con l’apertura della caccia, l’alimentazione dei cani da caccia necessita di essere modificata per soddisfare prima di tutto il loro aumentato bisogno di calorie. I fabbisogni nutrizionali del nostro compagno a quattro zampe cambiano, allontanandosi da quelli di un normale cane da compagnia. Servono più calorie per mantenerlo in salute e cambiano le proporzioni ottimali di carboidrati, grassi e proteine nella dieta.
È importante alimentare adeguatamente i cani da caccia durante la stagione venatoria. Stiamo parlando di un cane “atleta”, le cui prestazioni sul terreno sono influenzate dalla genetica, dall’addestramento, dall’allenamento e dall’alimentazione. Lo sapete, per esempio, che secondo alcuni studi recenti l’alimentazione dei cani da caccia può persino influenzare le sue capacità olfattive?
I cani sportivi non sono tutti uguali
Innanzi tutto bisogna definire che tipo di lavoro compie il cane da caccia. I cani sportivi sono divisi in tre categorie: 1) gli sprinter; 2) i cani che compiono sforzo di tipo intermedio; 3) i cani che compiono sforzi prolungati o di resistenza.
Il lavoro degli sprinter si esaurisce in pochi minuti. Alcuni esempi sono i greyhound e gli altri levrieri che partecipano ad attività di corsa, i cani da flyball e da agility. I cani che compiono sforzi di resistenza sono i cani da slitta, i segugi che cacciano per quasi tutta la giornata (per esempio quelli che praticano la caccia alla volpe o la caccia al cinghiale) e alcuni cani da ferma in piena stagione di caccia alla beccaccia.
La maggior parte dei cani da caccia, tuttavia, pratica quella che è considerata un’attività fisica intermedia che, per l’appunto, è una via di mezzo tra queste due.
Alimentazione dei cani da caccia e durata dell’attività fisica
L’alimentazione dei cani da caccia deve essere strutturata in base alla durata dell’attività fisica (breve, intermedia, prolungata) e alla frequenza e all’intensità con cui la praticano. Il problema, quando parliamo di cani da caccia, è che la loro frequenza di impiego non è regolare. L’attività venatoria infatti, oltre a essere spalmata solo su pochi mesi all’anno, tende a concentrarsi in alcuni giorni alla settimana.
Non va dimenticato che i fabbisogni energetici del cane da caccia sono condizionati anche dalle condizioni climatiche (caldo, freddo, tasso di umidità) e ambientali (lavoro su terreno pianeggiante, lavoro su dislivelli, lavoro in alta quota, lavoro su terreni fangosi). Eccitazione e stress, associati ad alcune attività sportive, alzano la temperatura corporea e la frequenza respiratoria, comportando così un incremento del fabbisogno di calorie, di acqua e di elettroliti.
Nella formulazione di un’alimentazione corretta per i cani da caccia va infine ricordato che il “costo” energetico degli sforzi fisici, in particolar modo della corsa, è legato anche alla massa corporea: maggiore è la taglia del cane, maggiore l’efficienza energetica nella corsa. Spiegato in parole povere, il fabbisogno calorico non aumenta in maniera direttamente proporzionale al peso. Un kurzhaar di una trentina di chili, per esempio, necessiterà di più calorie di un breton di 15 chili, ma non del doppio delle calore.
Il calcolo del fabbisogno energetico a riposo
I nutrizionisti chiamano Rer (Rest Energy Requirement) la quantità di calorie che un animale “a riposo” necessita quotidianamente. Nei cani da lavoro, il Rer deve essere moltiplicato in base a un coefficiente che varia a seconda del tipo di attività svolta.
Un atleta che compie sforzi intermedi, come la maggior parte dei cani da caccia, ha un fabbisogno energetico giornaliero che rende necessario moltiplicare il Rer per un numero compreso tra 2 e 5. I cani che svolgono attività di resistenza, come i cani da slitta e alcuni cani da caccia, hanno un fabbisogno energetico pari a 5 volte il Rer.
In base a questi dati, è chiaro che i cani da caccia necessitano di un’alimentazione con cibi ad alta energia e facilmente digeribili. La percentuale di cibo digeribile deve essere pari all’80% della materia secca.
Il monitoraggio del body condition score
Il metodo più semplice per stabilire se il fabbisogno energetico è soddisfatto consiste nel monitorare il body condition score (la condizione corporea). Il body condition score ritenuto ottimale è generalmente 3 su 5, ma non è raro vedere cani da caccia più magri. Un body condition score 2 su 5 è a volte persino migliore per un cane atleta, ma non possiamo scendere al di sotto di questo.
Non è raro vedere cani da caccia con un body condition score pari a 1 su 5. Questa magrezza, tanto amata dai conduttori dei cani da prove che ritengono li renda più veloci, non va assolutamente bene per i cani da caccia che lavorano per diverse ore. Il deficit calorico erode prima i tessuti adiposi, che hanno il ruolo di riserva energetica e funzionano come isolamento termico). Tali tessuti sono ancora presenti in un cane con body condition score 3 su 5 e in maniera limitatissima in un cane dal punteggio 2 su 5.
Se il cane è molto magro, l’organismo, per garantire le funzioni vitali, inizierà a mangiarsi le proteine del muscolo e questa è l’ultima cosa che desideriamo accada a un cane atleta.
La scelta del mangime per i cani da caccia
I cacciatori, quando scelgono un mangime, tendono a fidarsi della dicitura “ad alta energia” e a guardare la percentuale di proteine riportata sul sacco. Questa pratica è scorretta. È necessario innanzi tutto aprire una parentesi sui tenori analitici presenti sulle etichette dei mangimi. Si tratta di un dato utile, ma da valutarsi in sintonia con la lettura della composizione del mangime. Gli ingredienti non sono tutti uguali e, se parliamo di valore biologico, che in parole povere è l’usabilità delle proteine da parte dell’organismo, le proteine di origine vegetale sono assimilate in maniera inferiore a quelle di origine animale.
Per dirla in maniera ancora più semplice, un 28% di proteine a basso valore biologico funziona meno di un 28% di proteine di qualità. Viceversa, una percentuale inferiore di proteine ad alto valore biologico potrebbe dare all’organismo molto più di quanto sa offrire una percentuale elevata di proteine a basso valore biologico.
Anche all’interno del gruppo delle proteine di origine animale, generalmente ad alto valore biologico, ci sono differenze. Le proteine delle uova, per esempio, sono le migliori. Detto questo, il cane è un carnivoro e ci si aspetta che la dieta di ogni soggetto possieda un ragionevole quantitativo di proteine di origine animale, indipendentemente dal fatto che il soggetto svolga o meno attività sportiva.
I carboidrati nella dieta dei cani da caccia
Dando pertanto per scontato che la dieta del vostro cane contenga proteine di origine animale in percentuali adeguate, nell’alimentazione dei cani da caccia devono variare le percentuali di grassi e carboidrati per ottimizzarne la prestazione atletica. Le proteine hanno un ruolo marginale sulla performance.
Ne consegue che la fonte di energia principale (carboidrati, grassi o proteine) deve essere decisa in base al tipo di attività svolta. Uno sprinter ricava la maggior parte dell’energia richiesta nelle sue prestazioni dai carboidrati, mentre gli atleti di resistenza, come i cani da caccia, la ottengono dai grassi. In entrambi i casi, il contributo energetico delle proteine durante uno sforzo fisico è quasi sempre di scarsa rilevanza.
I cani sono in grado di ricavare gli zuccheri (carboidrati) anche da altri alimenti attraverso un processo biochimico chiamato gluconeogenesi. Ciò non toglie che, quando sono inseriti nella dieta, i carboidrati possano essere ben utilizzati dal nostro amico a quattro zampe. Gli studiosi li ritengono di una certa importanza per gli sprinter, mentre non fissano percentuali minime per l’alimentazione dei cani da caccia che svolgono attività di durata intermedia o moderata. In generale, viene comunque suggerito di inserire una quota di carboidrati altamente digeribili (o di fibre solubili), che sarebbe utile nel prevenire episodi di diarrea da stress, non infrequenti nel cane sportivo.
Il ruolo dei grassi nell’alimentazione dei cani da caccia
Il ruolo dei grassi nell’alimentazione degli atleti di resistenza è molto importante. Aumentano la palatabilità dei cibi e, grazie all’elevata densità calorica (8,5 Kcal/grammo), consentono una riduzione del quantitativo di cibo da ingerire per soddisfare il fabbisogno calorico giornaliero. Può, infatti, essere complesso per un cane atleta ingerire giornalmente un quantitativo di cibo sufficiente a coprire il dispendio energetico richiesto dall’attività sportiva che pratica. Alcuni atleti di resistenza possono necessitare tra le 6.000 e le 10.000 kilocalorie giornaliere. Un’alimentazione ricca di grassi, inoltre, parrebbe essere in grado di influenzare positivamente la resistenza, di aumentare la potenza aerobica e di abbassare i livelli di insulina a riposo.
Atleti intermedi, come possono essere i cani da prove o i cani che cacciano per periodi brevi, necessitano di percentuali di grasso variabili a seconda dell’attività svolta. In caso di attività moderata, la percentuale ideale oscilla tra il 30% e il 55% delle calorie ingerite. Per quanto riguarda l’attività intensa (caccia), la percentuale sale al 45%-60% delle calorie ingerite. In caso di sforzi molto prolungati (caccia che dura tutto il giorno, magari per diversi giorni), si sale fino al 75% del fabbisogno calorico quotidiano.
Più proteine nella dieta
Le proteine introdotte con la dieta servono a soddisfare le esigenze strutturali e biochimiche, solo in minor misura quelle energetiche. L’attività fisica, modificando la massa muscolare, accresce il fabbisogno di proteine, ma non è stato stabilito in maniera precisa di quanto lo aumenti.
La necessità di una maggior quota proteica nell’alimentazione dei cani da caccia diventa particolarmente pronunciata quando l’intensità o la durata dell’esercizio fisico vengono aumentate rapidamente e oltrepassano lo stato di allenamento dell’animale. Questo accade, per esempio, all’inizio di un programma di allenamento o quando il programma di allenamento viene modificato. Questi sono eventi che si verificano con l’apertura della caccia o con l’arrivo delle beccacce!
Le proteine forniscono tra il 5% e il 15% dell’energia consumata dal cane durante la caccia ma, se l’alimentazione del cane non è sufficiente, una volta esauriti i depositi di grasso l’organismo andrà a rubare proteine ai muscoli che non potranno più garantire lo stesso livello di prestazioni atletiche.
Il ruolo dell’acqua: fondamentale per un’alimentazione corretta dei cani da caccia
Nella dieta è importante anche l’acqua che, durante l’esercizio fisico, viene persa nella dissipazione del calore. Si stima che il 60% del calore dissipato durante l’attività fisica venga perso con l’evaporazione tramite le vie respiratorie.
La perdita di acqua per evaporazione provoca disidratazione e diminuzione del volume plasmatico. Anche un grado modesto di disidratazione può ridurre la qualità della performance atletica e, secondo alcuni studi, avere effetti negativi sulla capacità olfattiva.
Secondo altri ricercatori infine, il livello di idratazione è il fattore che maggiormente influenza la resistenza. Durante l’attività fisica, il livello di idratazione e la quota di elettroliti devono essere mantenuti costanti. In generale i cani sportivi perdono più acqua che elettroliti. Per ripristinare l’equilibrio elettrolitico è quindi sufficiente somministrare acqua. L’acqua dovrebbe essere sempre disponibile e, in talune circostanze, si può invogliare il cane a bere aromatizzandola, facendo ricorso a del succo di carne.
Dieta preventiva
Con l’inizio della pratica venatoria i fabbisogni energetici del cane cambiano. L’alimentazione dei cani da caccia andrebbe modificata prima che l’attività venatoria inizi. Occorrono circa sei settimane di alimentazione “nuova” per far sì che il metabolismo si adatti ad essa.
Durante i mesi estivi, pertanto, non dobbiamo fare ingrassare il cane, pensando che poi sarà la caccia a farlo dimagrire. Dobbiamo avvicinarci all’apertura con il cane in peso forma o leggermente sottopeso. E dobbiamo prepararlo alla caccia con un allenamento fisico graduale che duri almeno sei settimane e con un cambiamento graduale di alimentazione.
In alternativa, se si punta soprattutto alla beccaccia che arriva a ottobre-novembre, possiamo far coincidere il primo mese di caccia con quella che sarebbe la preparazione atletica del cane, con uscite brevi che aumentano gradualmente, in sintonia con la nuova alimentazione.
Non perdere le ultime notizie sulla caccia sul portale web di Caccia Magazine; e seguici anche sulla nostra pagina Facebook.