Considerando pericolosa la tesi secondo la quale la caccia è incompatibile con la nuova formulazione dell’articolo 9 della Costituzione, Agrivenatoria Biodiversitalia ha deciso di opporsi ai ricorsi contro i calendari venatori regionali impugnati davanti ai Tar.
Tra le tesi sostenute da animalisti e ambientalisti nei ricorsi contro i calendari venatori regionali ce n’è una che Agrivenatoria Biodiversitalia, la sigla che intende riunire i riservisti, ritiene particolarmente pericolosa: è quella secondo cui la caccia è in contrasto con la nuova formulazione dell’articolo 9 della Costituzione, e dunque attività illegittima.
«Quest’interpretazione fuorviante» si legge nella nota «non rispetta il significato del dettato costituzionale», ampiamente analizzato nel corso del convegno organizzato lo scorso luglio insieme alla Fondazione Una e all’Osservatorio agromafie. Pertanto Niccolò Sacchetti, il suo presidente, ha incaricato i legali di Agrivenatoria Biodiversitalia di costituirsi al fianco delle Regioni, per difendere davanti ai Tar i calendari venatori sotto attacco.
E non è l’unica decisione che ha preso nelle ultime ore: Sacchetti ha anche inviato una lettera all’Ispra, per chiedergli delucidazioni sul parere sulla starna, in alcune zone ritenuta non cacciabile a differenza degli anni passati.
I pareri negativi non hanno tenuto conto del fatto che gli allevatori avevano già provveduto a far riprodurre le starne, «che in quel momento erano quasi pronte per l’immissione sul territorio; adesso gli allevamenti si trovano a dover mantenere nelle voliere migliaia di starne senza la prospettiva di una loro consegna, con un notevole danno economico e occupazionale e riflessi negativi per le aree addestramento cani e le gare cinofile».
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